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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2013 alle ore 13:13.
L'ultima modifica è del 15 novembre 2013 alle ore 20:34.

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Prima Matteo Renzi e Pippo Civati. Poi oggi anche Gianni Cuperlo. Nel Pd cresce il pressing per indurre il ministro Cancellieri a fare un passo indietro per le sue telefonate alla famiglia Ligresti a ridosso degli arresti di Salvatore Ligresti e della figlia Giulia. Il segretario Epifani oggi tace, in attesa di capire se nel Pdl si consumerà, o meno, la scissione. Ma potrebbe rimettere la decisione al voto dei parlamentari e nella conta si potrebbe arrivare dritti ad una propria mozione di sfiducia al ministro, che destabilizzerebbe un governo già costretto a vivere sulle montagne russe.

Cresce il forcing del Pd, Cuperlo: Cancellieri valuti se proseguire
In mattinata era aumentata la tensione all'interno del Pd dopo la notizia delle nuove telefonate del ministro e del marito Sebastiano Peluso alla famiglia Ligresti. «Io penso che, alla luce di quello che sta accadendo, sia utile che il ministro stesso con il presidente del Consiglio verifichi se ci sono ancora le condizioni per andare avanti con serenità nel suo ruolo di Guardasigilli». Così Gianni Cuperlo si è espresso durante Coffee break, trasmissione in onda su La7. «Noi - aggiunge Cuperlo - abbiamo ascoltato le dichiarazioni del ministro in Parlamento che ha detto e confermato che non c'è stato un uso improprio delle norme previste. E lo ha confermato anche il procuratore Caselli che non è certo sospettabile di faziosità in nessun senso. Ho letto delle nuove intercettazioni che sono state pubblicate: la prossima settimana il gruppo del Pd si riunirà per esaminare i nuovi elementi e discutere della mozione di sfiducia».

Renzi: fossi stata in lei mi sarei già dimessa
E se il premier Letta non cambia idea e conferma fiducia al Guardasigilli, inamovibile è anche Matteo Renzi che, parlando con i suoi, senza chiedere ufficialmente le dimissioni, ha ribadito la sua linea dura spiegando: «se fossi stata in lei mi sarei già dimessa».

Epifani in standby
Epifani preferisce per oggi non dirimere la contesa ma, spiega il responsabile Giustizia Danilo Leva, «ne discuteremo dentro i gruppi», lasciando intendere che il segretario non intende fare il capro espiatorio della sfida congressuale.

Mercoledì il voto sulla mozione di sfiducia del M5s alla Camera
Nel partito crescono i timori per la mozione di sfiducia nei confronti del responsabile della Giustizia presentata dal M5s che sarà votata alla Camera mercoledì 20 novembre. «Senza una fiducia piena non resto», è stata sempre la linea di Cancellieri. E, almeno nel Pd sul fronte renziano, di Civati e ora anche di Cuperlo, la fiducia non sembra esserci. Se l'appuntamento parlamentare con il voto di sfiducia a Cancellieri di mercoledì risulterà confermato, martedì è in programma la riunione del gruppo parlamentare Pd per decidere come votare.

La terza telefonata con la famiglia Ligresti
Il caso Cancellieri si è riaperto dopo le rivelazioni di Repubblica relative a una terza telefonata del ministro (oltre a quella del 17 luglio con Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti e a quella del 19 agosto con Antonino Ligresti, fratello di Salvatore) avvenuta sempre con Antonino Ligresti il 21 agosto, alla vigilia delle dichiarazioni ai pm della procura di Torino che la avevano convocata. Nonché ai contatti telefonici tra il marito della Cancellieri, Sebastiano Peluso e lo stesso Ligresti. Delle nuove conversazioni del ministro, dal contenuto non ancora conosciuto, danno conto i tabulati depositati dalla procura di Torino negli atti dell'inchiesta Fonsai nei giorni scorsi e ora a dispozione delle parti. Di queste conversazioni successive alla prima di fine luglio con la compagna di Salvatore Ligresti il ministro della Giustizia non ha fatto cenno al Parlamento a inizio novembre, quando fu chiamata a dare spiegazioni in aula alla Camera e Senato sulle ragioni della telefonata con Gabriella Fragni. Da lei giustificata come atto di solidarietà in nome di un'amicizia e del dovere del ministro della Giustizia di non restare indifferente alla segnalazione di una condizione a rischio vita per Giulia Ligresti, a causa della sua detenzione in carcere.

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