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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2013 alle ore 21:00.
L'ultima modifica è del 16 novembre 2013 alle ore 11:29.

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Al via oggi al palazzo dei Congressi a Roma il consiglio nazionale che sancirà il passaggio del Pdl a Forza Italia. Un consiglio che si svolge a poche ore dalla resa dei conti nel partito di Berlusconi, consumatasi ieri sera con la spaccatura formalizzata tra falchi e colombe. E l'annuncio dei gruppi separati in parlamento da parte di Angelino Alfano. «Mi trovo qui per compiere una scelta che non avrei mai pensato di compiere. Non aderire a Forza Italia», ha detto il vicepremier nel corso della riunione dei governativi del Pdl (riuniti nell'ex hotel Santa Chiara a Roma) annunciando la nascita di gruppi autonomi in Parlamento, che si chiameranno "Nuovo centrodestra".

Senza per questo rinunciare a ribadire la stima nei confronti di Berlusconi: «Siamo amici del presidente Berlusconi a cui ribadiamo amicizia e sostegno. Lo sosterremo all'interno del governo a iniziare da una giustizia più giusta e dall'abbassamento delle tasse». Ma il dado ormai è tratto. E le strade politiche si dividono perché «hanno prevalso le forze più estreme all'interno del nostro movimento politico».

Lupi: no a un partito estremista
A seguire le dichiarazioni del ministro Maurizio Lupi: «È con grande sofferenza e grande dispiacere che andiamo verso la formazione di gruppi autonomi, abbiamo lavorato per l'unità del nostro partito, sul sostegno al governo: riteniamo che non si possa lasciare al buio il Paese, che non lo si possa mettere in ginocchio e soprattutto che quello che nasce non può essere un partito estremista».

Fitto: da Alfano atto gravissimo contro Berlusconi
Mentre da Raffaele Fitto, leader dei lealisti, arrivano bordate contro il vicepremier: «Da Alfano è venuto un atto gravissimo contro la sua stessa storia e contro Silvio Berlusconi, i nostri programmi e i nostri elettori». Con tanto di avvertimento: «Il vero popolo di centrodestra giudicherà».

Schifani si dimette da capogruppo Senato
La prima testa a rotolare però è quella di Renato Schifani che decide di lasciare l'incarico di capogruppo: «Dopo aver preso atto della costituzione del nuovo gruppo al Senato, nato da una costola del Pdl - dichiara - ritengo doveroso rassegnare le mie dimissioni da presidente del gruppo del Popolo della Libertà a Palazzo Madama».

Per Letta Alfano punto di riferimento
Intanto da ambienti di governo filtra la notizia che Enrico Letta continua a ritenere Angelino Alfano un punto di riferimento, insieme ai suoi nuovi gruppi, per far continuare l'esperienza di governo. Il premier rimarca insomma la volontà di andare avanti con la maggioranza che si stava già delineando il 2 ottobre scorso con il voto di fiducia al Senato.

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