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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2013 alle ore 21:00.
L'ultima modifica è del 16 novembre 2013 alle ore 11:29.

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In questo quadro, Letta segue con il «massimo rispetto» l'evoluzione della situazione nel centrodestra e ribadisce ai suoi interlocutori che la maggioranza andrà avanti a prescindere dalle sorti parlamentari del Cavaliere.

No a nuova convocazione dell'ufficio presidenza
Stasera la riunione fiume tra Berlusconi e i ministri del Pdl (Alfano, Lupi, Lorenzin, Quagliariello e De Girolamo) sembrava avesse partorito la convocazione urgente di un ufficio di presidenza del Pdl alle ore 21 di stasera per modifiche al documento da proporre al Consiglio Nazionale, in particolare sul nodo della stabilità del governo in caso di decadenza di Berlusconi.

Un ultimo tentativo nella notte per l'unità del partito. I governativi erano convinti di aver strappato al Cavaliere sia la separazione della questione decadenza dal sostegno al governo Letta, sia la nomina di due coordinatori (un alfaniano e un lealista) entrambi con poteri di firma sulle liste. Ma i falchi, guidati da Verdini hanno convinto il Cavaliere a non convocare più l'ufficio di presidenza del Pdl per modificare il documento approvato nella precedente riunione.

Formigoni: con noi 37 al Senato e 23 alla Camera
A questo punto i governativi diserteranno domani la riunione del Consiglio nazionale. La conferma viene da Roberto Formigoni che a "Otto e mezzo", su La7 dice: «Ovviamente non parteciperemo al Consiglio nazionale domani. Il partito non c'è più, siamo 37 al Senato e 23 alla Camera». Era stato lo stesso Formigoni ad annunciare in un tweet in serata: «Ufficio di Presidenza Pdl stasera non si terrà. I falchi hanno impedito a Berlusconi questo ultimo tentativo di mediazione. Hanno voluto rottura». È la linea di Fabrizio Cicchitto che lasciando la riunione dei governativi del Pdl a palazzo Santa Chiara, dice: «Nuovi gruppi, per creare, in prospettiva, un nuovo soggetto politico».

Le ultime richieste degli alfaniani a Berluscioni
Le ultime modifiche proposte da Angelino Alfano a Berlusconi si basavano sull'integrazione del documento approvato dall'ufficio di presidenza del 25 ottobre. In particolare si stabiliva che Forza Italia avrebbe continuato a sostenere il governo «anche nel caso in cui il Senato dovesse votare la decadenza del presidente Berlusconi». Mentre in un altro capoverso si formalizzavano i tre coordinatori a cui affidare la responsabilitàdi formare le liste «a garanzia della reale rappresentatività e del radicamento sui territori delle principali aree politiche e culturali del movimento». Poi lo stop dei falchi alla possibile mediazione ha fatto precipitare il Pdl nell'abisso della scissione.

Berlusconi: Fi è la casa di tutti, chi non si riconosce può andarsene
Nel pomeriggio, prima che si consumasse la rottura tra falchi e colombe, Berlusconi aveva diffuso una lettera ai parlamentari nella quale confermava la riunione del consiglio nazionale e annunciava: «Dal palco del Consiglio Nazionale ripeterò quello che ho già detto più e più volte, fino allo sfinimento. Forza Italia è la casa di tutti, di coloro che hanno contribuito a fondarla, di coloro che si sono spesi per farla crescere, di quelli che vi hanno aderito o decideranno, spero, di aderirvi nel prossimo futuro». Il Cavaliere prometteva dialogo e ascolto («Sarà l'occasione per confrontarci e discutere. Come si fa in ogni famiglia. Ognuno è chiamato a dare il proprio contributo al disegno comune. Con civiltà, senza pregiudizi, senza retropensieri. Dopo aver parlato e ascoltato decideremo insieme il nostro futuro») .Ma poi aveva lanciato un monito pesante: «Chi non si riconosce più nei valori del nostro movimento è libero di andarse»


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