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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2013 alle ore 07:59.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:46.

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Infine sulla riduzione del debito molto conterà l'esito della spending review sulla quale il Commissiario Cottarelli in poco tempo ha già presentato un primo un programma da 32 miliardi di risparmi in tre anni.
Strategie: favorire la crescita. In premessa ricordiamo che il debito su Pil cala (anche) con la crescita del Pil e smettiamola di dire che le imprese controllate dallo Stato o dalla Cdp vanno male perché "pubbliche" mentre quelle "private" vanno bene. Basti il solo confronto tra Eni e Telecom che potrebbe estendersi a molti altri casi da cui risulta che i managers bravi si valutano sulle strategie e i successi aziendali. In Italia molti managers "pubblici" bravi sono rimasti al loro posto anche nei cambi di Governo. In varie grandi imprese è poi essenziale un nucleo stabile di azionisti che sostengono piani industriali e investimenti di lungo termine a fini strategici per la crescita del nostro sistema Paese. Da ciò dipende anche la realizzazione di infrastrutture e il sostegno ad un tessuto industriale Pmi.
Oggi si dice che il Governo, per avere un maggior flusso di dividendi straordinari una tantum (con conseguente diminuzione di quelli, non piccoli, incassati regolarmente e che riducono il deficit), farà vendere a Cdp quote di Sace, Fincantieri, Snam, Terna, Eni. A sua volta il Mef venderebbe quote di Stm, Poste, Ferrovie ed altro ancora. Operazioni di tale rilievo richiedono un programma strategico che per ora il Governo non ha presentato. Bisognerebbe inoltre considerare alternative di collaborazione con altre grandi aziende europee che può passare proprio attraverso le Cdp che da tempo cooperano. In particolare, la nostra Cdp (la cui rilevanza è anche dimostrata dalla nomina di Bassanini a vice presidente della federazione delle Casse e delle Banche europee a loro assimilabili) deve potenziare molto "Cdp Reti" includendovi la sua partecipazione in Terna ed in Snam e, speriamo, la rete di Telecom (a quando la fibra ottica su tutto il territorio nazionale?!) e quella ferroviaria. Cioè tutte le grandi reti materiali (dove non includeremmo però la Società Interbancaria per l'automazione, Sia) su cui investire anche cedendo ad altri investitori privati quote della Cdp Reti senza che Cdp ne perda il controllo necessario per impostare ed attuare una strategia italiana anche nei grandi progetti di Europa 2020.

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