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Il mondo produttivo e la legge di stabilità

LE DUE DOMANDE AI PROTAGONISTI

1. Siamo alla vigilia della presentazione del maxi-emendamento alla legge di stabilità. Le parti sociali sono soddisfatte del rapporto con il governo?

2. Entrando nel merito, la legge di stabilità è stata presentata in parlamento in un modo e appare destinata ad uscirne in un altro. Qual è il cambiamento che ritenete più urgente per superare l'impasse, favorire la crescita e rilanciare l' economia?

1. CONFINDUSTRIA / Squinzi: per ridurre il cuneo fondi automatici da spending review e contrasto dell'evasione

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1. La legge di stabilità, nell'impianto attuale, non è in grado di invertire l'attuale ciclo economico, soprattutto a causa dell'esiguità delle risorse stanziate. Le nostre proposte, finalizzate ad imboccare la strada della crescita, non sono state recepite fino ad ora e le nostre aspettative sono state, quindi, disattese. Questa situazione sta creando un malessere diffuso ed una crescente sfiducia tra gli imprenditori che, dopo aver presentato proposte che puntavano alla crescita e allo sviluppo delle imprese e al conseguente rilancio dell'occupazione, in queste settimane non vedono conretizzarsi gli obiettivi che ci eravamo dati in accordo con il governo. Tra l'altro è anche mancato un momento ufficiale di confronto sulla manovra, che avrei molto gradito, e avrebbe dato forma ai contatti informali che abbiamo avuto fino ad oggi. L'iter parlamentare in corso sembra orientato verso altre direzioni: non emerge in alcun modo la volontà di mettere l'industria al centro delle azioni per il rilancio dell'economia. Mancano precise scelte economiche che puntino a questo obiettivo, alla ripresa dei consumi e all'incentivazione dell'occupazione. Infine devo sottolineare che ad oggi non sono state neppure avviate quelle riforme istituzionali annunciate da tempo, che potrebbero contribuire in modo determinante al recupero di competitività del nostro Paese.

2. All'inizio dell'iter parlamentare abbiamo sottolineato che i capitoli di intervento del provvedimento erano giusti se l'obiettivo era quello puntare al rilancio dell'economia, ma che andavano completati e rafforzati con adeguate risorse. Oggi, invece, sembra che le risorse che il governo aveva lasciato intendere potessero essere destinate al taglio del cuneo fiscale si siano disperse in altre direzioni. Anche le risorse che abbiamo individuato per promuovere iniziative concrete per lo sviluppo e la crescita, al momento, sono allocate per altre finalità. Pur comprendendo le difficoltà attuali, ritengo irrinunciabile per le ricadute sull'economia reale, un consistente ulteriore taglio del cuneo fiscale e l'introduzione di un meccanismo automatico, alimentato dalle entrate dalla spending review e dal contrasto all'evasione, per la riduzione della pressione fiscale a vantaggio delle imprese e dei lavoratori.

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