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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2013 alle ore 07:25.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:49.

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Da tempo il Presidente Napolitano ama lanciare un messaggio, per lo più inascoltato dalla politica benché sia di una chiarezza adamantina: è soprattutto nella scienza, nella ricerca e nella cultura che si può ancora trovare quella tensione etica, e quell'impegno civile, che possono salvare il paese dalla crisi in cui si trova. Proprio in questo c'è una perfetta continuità tra gli Stati generali della cultura tenutisi giovedì scorso a Milano, organizzati dal Sole 24 Ore e da Fondazione Roma, e che hanno visto tra i protagonisti la scienziata da lui nominata senatrice a vita, Elena Cattaneo, e il conferimento a tre scienziati italiani del premio «Nature Mentoring Award for Italy 2013», avvenuto ieri al Quirinale.

Una cerimonia breve, sobria, ma intensa e persino commovente, proprio perché, al di là delle eccellenze scientifiche dei tre premiati, la neuroscienziata Michela Matteoli, il fisico Giorgio Parisi, il chimico Vincenzo Balzani, scelti da una giuria presieduta dal fisico Luciano Maiani e composta da Dario Braga, Elisabetta Dejana, Cristina Facchini, Rosario Fazio e da Alison Abbot, è l'afflato etico che ha permeato i loro discorsi ciò che alla fine della mattinata rimaneva più impresso nella mente dei presenti. Sarà perché il premio, che «Nature» dedica ogni anno a un paese diverso – come ha spiegato il direttore Philip Campbell – si concentra su un aspetto molto specifico: premia sì le eccellenze scientifiche, ma nella loro fuinzione di Maestri, cioè di quelle figure che, come ha detto Maiani, «con abnegazione e passione», hanno instradano i giovani «alla ricerca, suggerito i primi problemi da affrontare, sostenuto e confortato nella risoluzione dei problemi che si presentano ogni giorno nel difficile cammino». Inoltre, altra regola del premio, i premiati dovevano risiedere in Italia. A presidiare – ricordando le parole di Elena Cattaneo agli Stati Generali – il paese che amano, benché esso navighi, in tema di ricerca, in acque assai difficili.

«La ricerca del mio gruppo è sempre stata focalizzata – ha detto Michela Matteoli – sullo studio delle sinapsi, strutture cerebrali fondamentali che mediano il trasferimento di informazioni tra le cellule nervose, controllando tutte le funzioni dell'organismo e tutti gli aspetti cognitivi, tra cui l'attenzione, la percezione e l'apprendimento. Il mio laboratorio ha contribuito a questo campo di ricerca identificando importanti ruoli funzionale di alcune proteine sinaptiche coinvolte in disturbi psichiatrici e del neurosviluppo e si sta attualmente interessando di definire in quale misura l'attivazione del sistema immunitario e l'infiammazione cooperino con fattori genetici nella insorgenza di malattie neurologiche e psichiatriche». Il premio è conferito sulla base delle segnalazioni di altri ricercatori. Michela Matteoli, che nel 1992 ha aperto il mio laboratorio a Milano presso il Centro Cnr di Farmacologia Cellulare e Molecolare, Dipartimento di Farmacologia, si è detta stupita e commossa nello scoprire quante persone nel mondo le fossero ancora grate per un'esperienza formativa avuta con lei anche molti anni prima. «Io non ritengo sinceramente di fare niente di speciale, se non incoraggiare le persone a perseguire i propri interessi scientifici e aiutarli ad individuare le proprie capacità personali. Tra le persone interessate alla scienza, alcuni hanno una chiara inclinazione a diventare ottimi ricercatori, mentre altri hanno spiccate capacità imprenditoriali, che sarebbe un peccato non sfruttare».

«Ho cercato e cerco ancora di trasmettere ai colleghi più giovani due messaggi – ha aggiunto Vincenzo Balzani. Uno riguarda la didattica: nel preparare le vostre lezioni, dico, ricordate la massima di Teofrasto: Insegnare non è versare acqua in un vaso, ma accendere un fuoco. I giovani hanno bisogno di maestri di vita che non insegnino solo la scienza, ma che facciano anche capire per che cosa la scienza deve o non deve essere usata». E il secondo messaggio è che «per avere successo ci vuole creatività e passione, una grande passione, perché come ha scritto Albert Szent-Gyorgyi: Ogni scoperta consiste nel vedere ciò che tutti hanno visto e nel pensare ciò a cui nessuno ha mai pensato».

«Ho cercato di trattare i miei allievi come collaboratori alla pari – ha detto il fisico Giorgio Parisi, dopo aver ricordato a sua volta i propri grandi "maestri", quelli della scuola di fisica romana, a partire da Enrico Fermi e Edoardo Amaldi fino a Nicola Cabibbo. – Non ho mai avuto remore a discutere con loro argomentazioni solamente abbozzate perché pensavo che fosse istruttivo per loro (e utile per me): non volevo dargli il cibo già cotto, ma fargli vedere come si prepara un pranzo. Spesso passavo lunghi periodi per spiegargli come fare un calcolo, anche quando sapevo che avrei risparmiato tempo facendo io il calcolo e mostrandogli il risultato». Dopo aver ringraziato Napolitano per il suo impegno costante nei confronti della scienza, «che è risultato evidente a tutti, anche per le sue recenti nomine dei Senatori a vita, nomine che sottolineano quanto questi settori siano cruciali per l'Italia», Parisi ha continuato: «Signor Presidente, la Scienza continua ad aver bisogno del suo appoggio, specialmente in un periodo come l'attuale, dove le difficoltà economiche e la contrazione dei finanziamenti dello Stato costringono all'emigrazione i nostri migliori ricercatori, facendo sì che il frutto del nostro impegno di "maestri" non si trasformi più in un arricchimento culturale dell'Italia. Proprio per questa situazione che mi riempie di tristezza, la sua presenza qui è estremamente significativa».

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