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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2013 alle ore 07:30.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:50.

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Avevamo chiesto, il 2 ottobre scorso, che qualcuno dei Palazzi si assumesse l'onere di rispondere di fronte a una vicenda d'insopportabile burocrazia in Sardegna. E, a onor del vero, è accaduto. L'investimento da un miliardo di euro (che prevede la costruzione di quattro centrali solari termodinamiche e cinquemila nuovi potenziali posti di lavoro nell'energia pulita) non andrà perduto. Era bloccato a causa di rimpalli di responsabilità nella Pubblica amministrazione.

Il progetto Archimede Solar Energy – sostenuto dal gruppo italiano Angelantoni e dai giapponesi di Chiyoda – può ripartire: ha presentato in questi giorni al ministero dell'Ambiente 24 scatoloni di studi, documenti, disegni, utili ad avviare l'istruttoria per ottenere la Valutazione d'impatto ambientale (Via). Il Governo, oltre ad aver inviato sull'isola un alto funzionario, con il collegato ambientale, ha anche snellito le procedure autorizzative. E gli imprenditori si sono confrontati pure con il ministro Bonino in merito all'attrazione dei capitali esteri.
Ora i funzionari ministeriali hanno 150 giorni di tempo per esaminare l'iniziativa in ogni dettaglio. Il progetto ha una sua consistenza (il solare termodinamico è stato avviato dal Nobel Carlo Rubbia) e sicuramente per la Sardegna - oggi vieppiù in ginocchio dopo l'onda devastatrice del ciclone Cleopatra - potrebbe costituire un pezzo di futuro tutt'altro che secondario. Bene per la risposta delle istituzioni, bene per le prospettive che si aprono. Adesso, però, il tempo va gestito al meglio, con senso di responsabilità e sguardo lungo da parte di tutti.

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