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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2013 alle ore 08:38.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:58.

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Adesso che la legge di stabilità si avvia, almeno speriamo, a conclusione può essere utile staccarsi dal contingente del dibattito scegliendo una prospettiva europea dove l'Italia si colloca. Questo è necessario fare anche perché il 2014 sarà per noi un anno "europeo" cruciale.

La Commissione europea. Il suo parere sul documento programmatico di bilancio per il 2014 non era una critica nuova al disegno di legge di stabilità (Ls) perché coerente con tutte la raccomandazioni fatte dalla Commissione e dal Consiglio all'Italia e alle quali il Governo aveva risposto in settembre. Al di la delle preoccupazioni sul deficit e sul debito, un punto specifico nel parere della Commissione del 15 novembre era netto. E cioè che la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e quella per favorire la capitalizzazione delle imprese, fossero dei passi nella giusta direzione ma di portata troppo limitata. Nel contempo si esprimeva la convinzione che il tributo sostitutivo dell'Imu e degli altri tributi locali (dove è nato anche l'ibrido di Tarsu e Tares!) avrebbe dato un gettito inferiore a quelli precedenti diminuendo la possibilità di riduzione del gravame fiscale su lavoro e capitale.

Questa valutazione critico-costruttiva si è tradotta anche nella richiesta-proposta delle parti sociali (rilanciata da Il Sole 24 Ore) affinché quanto recuperato nel triennio 2014-2016 dalla spending review e dall'evasione andasse in gran parte alla riduzione della tassazione su lavoro e imprese. Il presidente Letta ha risposto positivamente e quindi siamo in attesa della norma che confermi l'impegno. In conclusione, l'impegno del Presidente del Consiglio verso le parti sociali è in linea con quanto la stessa Commissione Europea ha richiesto.

La Commissione ha avanzato anche altre valutazioni critiche esprimendo invece pieno appoggio alla nomina del nuovo commissario alla spending review.
Una amara constatazione. Il dibattito parlamentare sulla Ls non è invece riassumibile in poche battute.

A fianco di forze politiche che hanno cercato di dare un contributo costruttivo, altre hanno puntato solo ad indebolire il Governo o a rafforzare se stesse in vista delle prossime elezioni. Per questo noi crediamo che la Ls sia uscita dal Senato peggio di come vi è entrata anche per due ulteriori danni. Quello di aver gravato improvvisamente il settore finanziario ed assicurativo di una marcata maggiorazione di imposte e quello di avere messo gli enti locali in una grande confusione dentro il vortice Imu. Sarebbe infine davvero peculiare che l'abolizione sbagliata di questa imposta, criticata dalla Commissione europea che chiedeva invece con forza la revisione catastale, diventasse per qualche parte politica un elemento di merito per le prossime elezioni.

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