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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2013 alle ore 10:11.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:04.

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Ed eccolo arrivato il giorno della Prima di Sant'Ambrogio, l'ultima sotto la sovrintendenza di Stéphane Lissner che, dopo nove anni alla guida del Piermarini, a fine agosto lascerà la Scala, in anticipo rispetto alla scadenza naturale nel 2017, per andare all'Opéra di Parigi.

Dopo mesi di polemiche e trattative con il Governo per la nuova legge sulle Fondazioni liriche, che avrebbe penalizzato il teatro milanese – almeno per un giorno l'attenzione si concentrerà sulla musica di Verdi e sulla sua Traviata, diretta da Daniele Gatti per la regia di Dmitri Tcherniakov, che tre giorni fa ha conquistato il pubblico under 30 e questa sera aprirà la nuova stagione, che prevede 16 spettacoli (10 opere e 6 balletti), otto nuove produzioni e due inediti.
Da lunedì al Piermarini si tornerà a parlare di conti e scadenze, con la riunione del cda per presentare il bilancio previsionale 2014. Un anno ricco di scadenze (oltre al sovrintendente, a fine anno lo stesso consiglio e il direttore musicale, con Chailly che succederà a Barenboim) e cruciale per il processo di autonomia della Scala, che può ripartire grazie all'approvazione in Senato, lo scorso 27 novembre, di un emendamento alla legge di Stabilità, che ha sancito la "diversità" della Scala (assieme al Santa Cecilia di Roma) rispetto alle altre Fondazioni liriche italiane, consentendole di adottare una «forma organizzativa speciale» (attraverso un decreto ministeriale da approvare entro febbraio 2014) e correggendo così alcune storture contenute nella legge Valore cultura.

Forte dei numeri del bilancio 2013, il 9° consecutivo in pareggio, la Scala ha chiesto e ottenuto di mantenere nel cda 11 membri (anziché ridurli a 7 come previsto dalla nuova legge) e mantenere inalterata la quota di partecipazione dei soci fondatori (all'8% del Fondo unico per lo spettacolo, anziché al 5%). Due indicazioni essenziali per garantire quell'afflusso di capitali privati che ha consentito al teatro di raggiungere i risultati positivi di queste ultime stagioni. La legge Valore cultura, voluta dal ministro Bray e approvata a inizio ottobre, va invece nella direzione opposta e riporta le Fondazioni liriche sotto la tutela statale, ribaltando la visione delle leggi Veltroni e Melandri (1996 e 1998), che avevano invece aperto al mercato. Lo Stato – che nel 2014 metterà a disposizione delle Fondazioni un fondo a rotazione di 75 milioni – si fa carico dei loro debiti, ma in cambio ne riprende il controllo e pone una serie di vincoli per la concessione dei finanziamenti (si veda Il Sole 24 Ore del 2 dicembre). Un ritorno al passato che può avere senso per le Fondazioni in cui il contributo economico dei privati non è sufficiente a coprire i costi ordinari di gestione (in genere il 60-70% del budget complessivo, per la Scala invece il 53%) e quelli di produzione, ma che per il teatro milanese avrebbe segnato l'annullamento di un percorso virtuoso. Nel caso della Scala, infatti, il modello di Fondazioni liriche capaci di cercare sul mercato i fondi per produrre «di più e meglio» ha funzionato. Lo dimostra un dato su tutti: nel 2013 le fonti di finanziamento non pubbliche (contributi di privati e ricavi propri) hanno rappresentato il 64% delle entrate complessive (oltre 117 milioni di euro), contro il 36% proveniente dallo Stato e dagli altri enti pubblici. Nel dettaglio, la Scala ha ricevuto quest'anno 28,7 milioni da privati (soci fondatori e sponsor), mentre 30,2 milioni sono stati i ricavi da biglietteria e 16 milioni i cosiddetti «ricavi propri» (donazioni, gadget ecc.). A questi, vanno aggiunti i 42,5 milioni di risorse pubbliche, di cui 28,5 dallo Stato, tramite Fus. Cifre uniche nel panorama italiano, che rendono possibile (e che a loro volta sono rese possibili da) una stagione di oltre 300 rappresentazioni seguita da circa 459mila visitatori.

Oggi si riparte, dunque. Ma resta da chiarire la questione dei poteri del cda che, secondo la legge Valore cultura, non hanno più diritto di nomina del sovrintendente. Un problema che si porrà con l'uscita di Lissner, a cui il 1° ottobre subentrerà Alexander Pereira. Ma dato che a fine anno scadrà anche il cda, il nuovo board dovrebbe nominare il nuovo sovrintendente: confermerà Pereira? E il ministro vorrà dire la sua, come previsto dalla nuova legge?

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