Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2013 alle ore 11:34.
L'ultima modifica è del 08 dicembre 2013 alle ore 15:32.

My24

Tra queste élites e aristocrazie dei banchieri centrali, la Bce ha il compito di gran lunga più difficile, poiché è l'unica a dover svolgere una politica monetaria per tutti i Paesi dell'Eurozona senza essere legittimata da rapporti e istituzioni fiscali, economiche e politiche unitarie. Le continue pressioni sulla Bce da parte del Governo, della Bundesbank e della Corte Costituzionale tedesca, le hanno imposto una esclusiva politica di austerity favorevole, sì all'economia tedesca, ma disastrosa per i Paesi debitori dell'Eurozona, sempre più spinti verso la palude di una persistente deflazione.

È così che giovedì scorso il governatore Mario Draghi ha confermato che i tassi di interesse praticati alle banche, dello 0,25 e dello zero per i depositi overnight rimarranno invariati almeno fino al 2015, né cambierà il tasso di inflazione, che a novembre ha toccato lo 0,9%, ben al di sotto del limite del target del 2%. È pur vero che la Bce due anni fa ha fornito al sistema bancario dell'Eurozona mille miliardi di euro di prestiti triennali. E fu questa operazione che certamente salvò l'euro e gran parte delle banche europee - che stanno già ripagando il prestito - ma non fornì nessuno stimolo a prestiti alle imprese e ai cittadini di Europa, con una domanda aggregata sempre decrescente ed una ripresa lontana.

Una conferma più chiara della continuazione indiscriminata di una politica di austerity, imposta ai Paesi debitori, fra cui il nostro, e voluta soprattutto dalla Germania e dalla troika, sembrano porre la Bce in una posizione nettamente opposta a quella delle altre principali banche occidentali. Queste non univoche politiche monetarie si rivelano sempre più incerte nell'affrontare le scorribande del capitalismo finanziario globale, che aumenta le sue ricchezze speculando nei confronti degli Stati debitori e provoca effetti pericolosi sui loro assetti democratici, soffocati dal populismo da un lato e dalla povertà dall'altro. Val forse allora la pena, in conclusione, di comparare l'attuale confusissima situazione a quella che si presentò negli anni dell'immediato dopoguerra. Gli effetti del sistema sovranazionale di Bretton Woods e la politica egemonica degli Stati Uniti furono, anche attraverso le Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza con le altre istituzioni internazionali, un forte strumento di stabilizzazione economica e di straordinaria crescita.

Ma proprio l'incerta e incompleta situazione dell'Unione Europea, con la cui cultura e civiltà nessun altro può competere, debbono oggi far comprendere che l'unico coordinamento sovranazionale possibile è ancora quello di completare l'Unione politica europea, dando legittimazioni democratiche alle varie istituzioni, compresa la Bce, e prendendo finalmente coscienza da parte dei cittadini europei che l'Europa, che costituisce nell'insieme una delle grandi potenze mondiali, è l'unica che ha ancora davanti a sé un processo di democrazia politica da completare, per il cui impegno singolarmente nessuno può alimentare o indurre ad alimentare l'abbandono o il distacco dei diritti politici di ciascuno

Shopping24

Dai nostri archivi