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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2013 alle ore 06:43.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:10.

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È stata inaugurata ieri al Palazzo Reale di Milano la mostra Vassily Kandinsky - La collezione del Centre Pompidou: ottantasei opere del grande astrattista tra dipinti e disegni su carta, tutti provenienti dal fondo donato al Centre Pompidou di Parigi dalla vedova Nina Kandinsky.

Le opere sono esposte per sezioni, secondo un ordine cronologico, risalgono a epoche diverse e corrispondono a momenti importanti della traiettoria artistica e personale dell'artista. Ci sono Vecchia città del 1902, Mulini a vento del 1904, Nel grigio del 1919, Giallo, rosso e blu del 1925, Accento in rosa del 1926, Insieme multicolore del 1938, Blu di cielo del 1940. Si parte quindi dalle opere più precoci, pienamente figurative, per arrivare ai piccoli, pastosi paesaggi su cartone di segno ancora tardo-impressionista, poi alle tempere dai modi simbolisti ispirati alle antiche leggende germaniche: tutte tappe intermedie del pittore in un processo di progressiva astrazione dal reale; astrazione a cui Kandinsky approderà quando il suo colore si farà indipendente dalla forma; questo gli consentirà - scrive Ada Masoero nel saggio in catalogo - di "infrangere i vincoli del naturalismo e della mimesi, e di dare vita a un'arte sino ad allora impensabile, perché non-oggettiva e svincolata dal reale"; un'arte astratta attraverso la quale, dice Kandinsky, "l'uomo parla all'uomo del soprannaturale" e parla "del mistero per mezzo del mistero". Un traguardo grazie al quale Kandinsky proietterà la pittura al di là dei suoi stessi confini.

Il percorso espositivo, predisposto dalla conservatrice del Pompidou Angela Lampe, rende conto dell'acuta e seminale riflessione teorica che Kandinsky porterà avanti per tutta la vita. Adombra inoltre la vicenda umana del pittore: nato nella Russia zarista nel 1866, trasferitosi in Germania per scelta, ma costretto a lasciarla allo scoppio della Prima guerra mondiale; transfugo dalla Russia a causa della deriva del regime bolscevico, e quindi di nuovo in Germania dove insegna al Bauhaus; poi ancora in fuga all'ascesa del nazismo, per morire nel 1944 nella Parigi appena liberata. Qui Kandinsky giunge, insieme alla moglie nel dicembre 1933 grazie anche all'aiuto di Marcel Duchamp. Pochi anni dopo, nel1937, i Nazisti includeranno molte sue opere nella famigerata mostra dell'"Entartete Kunst", l'arte degenerata.

La rassegna milanese racconta soprattutto come questa vicenda sia stata dall'artista stesso trascesa nella ricerca di un'arte atta a esprimere una vita spirituale proiettata oltre: oltre la pur tragica contingenza umana, oltre le apparenze dell'universo visibile e oltre le forze che lo minacciano di distruzione. E anche oltre i confini delle diverse discipline, di cui Kandinsky assorbì gli stimoli; musica, arti popolari, disegni di bambini: tutto questo si ritrova in un'opera che vuole "risvegliare la capacità, in futuro assolutamente necessaria, di vivere interiormente lo spirituale nelle cose materiali e astratte".

La mostra è promossa e prodotta da 24 Ore Cultura-Gruppo 24 Ore eArthemisia Group, in collaborazione con l'assessorato alla Cultura di Milano, Palazzo Reale e il Centre Pompidou di Parigi. A Palazzo Reale fino al 27 aprile 2014.

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