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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2013 alle ore 15:00.
L'ultima modifica è del 19 dicembre 2013 alle ore 11:36.

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Le risorse destinate alla riduzione del cuneo fiscale nella legge di stabilità «sono, a nostro avviso, assolutamente insufficienti». Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, chiudendo i lavori dell'assemblea dell'Anfia (Associazione Filiera Industria Automobilistica). Per Squinzi, che nel pomeriggio ha avuto un incontro riservato con il presidente del Consiglio, Enrico Letta, occorre «affrontare il grande tema del fisco» che «se usato in modo giusto può trasformarsi in un potente strumento di politica industriale e in una straordinaria leva per la crescita». Invece «da anni l'Italia è ai primi posti in Europa - ha aggiunto - per pressione fiscale complessiva». E questo è «un primato di cui farei volentieri a meno».

Eliminare le componente costo del lavoro dalla base imponibile Irap
L'Italia ha, dunque, «bisogno di un segnale di cambiamento: non può esserci ripresa senza una riduzione della pressione fiscale su lavoratori e imprese». «Non ci stanchiamo di ripetere che serve un intervento significativo di alleggerimento del cuneo fiscale e contributivo», ha proseguito il presidente di Confindustria. Intervento che va fatto «eliminando la componente costo del lavoro dalla base imponibile Irap; riducendo le imposte sui lavori per aumentarne il reddito disponibile e stimolare la ripresa della domanda interna; riducendo alcuni oneri contributivi». La legge di stabilità «purtroppo - ha detto Squinzi - non va in questa direzione»

Italia deve cambiare passo e puntare su industria
Secondo il presidente di Confindustria l'Italia «deve cambiare passo» per «tornare a crescere diventar un Paese capace di attrarre gli investitori esteri e consentire alle imprese di competere con i loro concorrenti stranieri». Di qui la necessità«di un Governo con cui dialogare e portare avanti le nostre proposte e di una politica attenta alle esigenze delle imprese perché, come ho già detto tante volte, il perno dell'economia è l'industria». Solo la manifattura «può trainare la ripresa e traghettare il Paese fuori dalla crisi. Il paese - ha concluso Squinzi - ha un disperato bisogno di un'industria innovativa e forte».

Troppa ideologia su mercato lavoro, rivedere flessibilità
La modernizzazione del mercato del lavoro è in cima alle priorità. E l'intervento più urgente è «migliorare il rapporto tra flessibilità in ingresso e flessibilità in uscita» ha detto Squinzi. «La riforma introdotta dal Governo Monti, con l'obiettivo di combattere la cattiva flessibilità, ha finito per penalizzare anche quella buona. Qualche correttivo è stato apportato con il decreto lavoro dello scorso giugno ma - ha concluso il leader degli industriali - ma siamo lontani dall'avere un quadro di regole semplici e chiare. Di lavoro si discute troppo e con troppa ideologia, dovremmo essere più pragmatici».

Urgente piano industriale per rilancio settore auto
Il presidente di Confindustria ha lanciato poi un appello per far ripartire il settore dell'automotive, uscendo da una logica assistenziale. «È urgente un piano industriale per il rilancio del settore dell'auto che superi gli strumenti di stimolo della domanda utilizzati negli anni scorsi», ha detto Squinzi, convinto della necessità di favorire in questo piano gli investimenti privati in ricerca e innovazione.

Credito di imposta strutturale per ricerca e innovazione
A tal proposito la richiesta di Confindustria è di «ripristinare e rendere strutturale un credito di imposta per gli investimenti in ricerca e innovazione». Un «primo passo» viene dal pacchetto di misure Destinazione Italia, che introduce un credito d'imposta al 50% per i nuovi investimenti compresi tra 50mila euro e 2,5 milioni di euro ma, ha concluso Squinzi, «dobbiamo fare di più, avere più coraggio».

Squinzi a sindacati, affrontare esigibilità accordi
Infine Squinzi ha spiegato che Confindustria «chiede ai sindacati di affrontare in modo franco e chiaro la questione della esigibilità degli accordi e delle regole» per garantirne il rispetto. «Noi e i sindacati spesso rivendichiamo una piena autonomia. Rivendichiamo cioè il diritto di darci delle regole in autonomia. E, per questo motivo, guardiamo con sfavore ogni tentativo del legislatore di scrivere regole al posto nostro. Ma - ha proseguito Squinzi - per rivendicare una piena autonomia non basta darsi delle regole, non è sufficiente firmare accordi. Occorre anche rispettarli e farli rispettare. Questo è il tema della esigibilità».

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