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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2013 alle ore 06:48.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:12.

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Gianfelice Rocca (Imagoeconomica)Gianfelice Rocca (Imagoeconomica)

Milano, Italia. Ridotto all'osso, il piano strategico di Assolombarda presentato ieri dal presidente Gianfelice Rocca, sviluppa in fondo questo tema: il doppio filo che lega i destini nazionali a quelli del suo "motore", l'impossibilità di una qualsiasi chance di sviluppo per il Paese in assenza di uno scatto della sua capitale economica e produttiva. «Se non vola Milano – spiega Rocca – non vola l'Italia, e noi vogliamo combattere per questo obiettivo».

Target ambizioso, perché la rotta triennale dell'associazione, maggiore "territoriale" di Confindustria con 5mila aziende associate, si sviluppa in un momento non facile per il Paese. «Si è fermato il declino – spiega Rocca – ma non vediamo con chiarezza i segni della rinascita». Per il leader degli imprenditori milanesi questo è il momento più critico, quello in cui è in gioco il futuro del Paese, in cui dunque occorre «liberare» tutte le energie della città. «Guai a noi - scandisce - se pensiamo che questa leggera ripresa sia sufficiente, non è con questi numeri che si rilancia l'occupazione. Nella legge di stabilità si percepisce un aumento della pressione fiscale nei prossimi anni mentre non si affrontano i nodi del funzionamento dello Stato e della Giustizia.

E se la stabilità si traduce in immobilismo le conseguenze possono essere drammatiche». Assolombarda decide così di scendere direttamente in campo presentando un piano triennale declinato in 50 progetti operativi (si veda altro articolo in pagina, ndr) tesi da un lato a rilanciare la competitività del sistema produttivo, dall'altro a rafforzare il ruolo del capoluogo lombardo come hub della conoscenza. Il primo obiettivo è quello di rimettere l'impresa al centro, «anche perché - chiarisce Rocca - se le aziende non si sviluppano né l'occupazione né il Paese possono crescere, dunque non c'è futuro». Sfida che si costruisce dal basso intervenendo su innovazione, accesso al credito, rapporto tra scuola e lavoro, ma che deve vedere interventi radicali anche e soprattutto sui freni principali alla competitività delle imprese, cioè fisco, burocrazia e incertezza legislativa. «Noi abbiamo i pesanti costi centrali dello Stato francese - spiega Rocca - ma anche quelli periferici del federalismo tedesco: situazione insostenibile, che richiede una profonda ristrutturazione dell'apparato statale per ridurre il carico fiscale e burocratico». Il discorso di Rocca è a tutto campo, chiede ai "giovani" della politica, cioè Renzi, Alfano e Letta di «dimostrare di essere diversi»; all'Europa suggerisce maggiore flessibilità, «perché il debito si ripaga con la crescita e non solo con il surplus primario»; abbraccia in pieno il progetto del neo-segretario Pd per l'assunzione di giovani senza articolo 18, «sono totalmente favorevole, a maggior ragione se l'alternativa è il precariato o peggio ancora la strada».

La seconda sfida riguarda invece il territorio, con l'obiettivo di rendere Milano una grande area Metropolitana in grado di competere su scala globale secondo logiche di eccellenza. Rimettere Milano al centro, nei piani di Assolombarda, significa sviluppare progetti pluriennali comparabili a quelli di Monaco o di Barcellona, rendendo il territorio un terreno fertile per innovazione e conoscenza, capace di attrarre talenti e di sviluppare a sua volta tutte le competenze necessarie per nutrire l'apparato manifatturiero locale. «Milano ha un grande potenziale - conclude Rocca - ma per sfruttarlo deve continuare a giocare in serie A e non retrocedere dopo una lenta asfissia. Noi vogliamo offrirci come contributori allo sviluppo, convinti che non ci sia ripresa della crescita che non passi da Milano, né sfida di competitività che non debba partire da Milano».

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