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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2013 alle ore 08:43.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:15.

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Ce la farà Cipro a uscire dalla peggiore crisi economica del dopoguerra? Molto dipendenderà dalla soluzione della intricata vicenda delle proprietà contese di 130mila di nuove case, vendute sulla carta ai proprietari spesso stranieri di cui molti britannici, ma di fatto in mano ai costruttori falliti e a disposizione delle banche che hanno finanziato la costruzione; istituti di credito tra cui primeggia la Bank of Cyprus, la maggiore del paese, epicentro della crisi e quella che ha subìto le maggiori perdite.

Le polemiche stanno crescendo mentre la stampa dell'isola da settimane batte sul tema caldo, al punto che il Cyprus Mail, ha titolato: «Sos alla troika per risolvere la questione», ma Bce, Ue e Fmi non si sono pronunciati sul dilemma: in gioco ci sono sia la stabilità finanziaria delle banche sia la credibilità del paese verso gli investitori stranieri. Credibilità già messa a dura prova quando l'haircut sui depositi a marzo, costrinse il governo di Nicosia a chiudere tutti gli sportelli bancari dell'isola per quasi due settimane per poi imporre controlli severi dopo la loro riapertura, per evitare che i risparmiatori corressero a ritirare tutti i soldi.

Ancora oggi a Cipro è proibito sia incassare assegni che prelevare al bancomat più di 300 euro al giorno e più del 20% delle obbligazioni che scadono con il divieto di trasferire soldi all'estero se non per spese strettamente documentate. «Intanto - dice l'economista Simeon Matsis - i depositi bancari sono scesi dai 72 miliardi di euro di maggio 2012 ai 46 di ottobre 2013 con un saldo negativo di 26 miliardi di euro».

La ripresa economica dell'isola si gioca su due punti: la stabilizzazione delle finanze pubbliche e dei conti della Bank of Cyprus, che deve ricreare la fiducia degli investitori in vista della fine dei limiti alla circolazione dei capitali (prevista per l'anno prossimo) e che però, nell'ultima semestrale, ha annunciato una perdita pari ad 1,8 miliardi di euro, per la svendita delle filiali greche (1,4 miliardi di minusvalenza) e per l'aumento dei crediti in sofferenza, che hanno toccato il 36% del totale.

L'intenzione manifestata dal nuovo management della banca, che ha scelto come Ceo il britannico John Hourican, un ex responsabile investimenti della Royal Bank of Scotland, è di puntare sul recupero dei crediti, soprattutto verso i costruttori, ma ci si deve muovere con cautela, poiché si rischierebbero numerosi fallimenti a catena di imprese, con conseguente impatto sulla disoccupazione, esplosa al 17% mentre quella giovanile è balzata al 33 per cento. Senza contare un ulteriore crollo dei prezzi del mercato immobiliare, se si arrivasse a pignoramenti ed esecuzioni immobiliari a tappeto.

A complicare le cose c'è il fatto che la «polpa», tra le garanzie in mano alle banche nei confronti dei costruttori è costituita, come dicevamo, da ben 130mila proprietà acquistate da privati, tra cui molti stranieri, i quali hanno pagato completamente il prezzo dell'immobile, ma non hanno ancora avuto dalle autorità cipriote il title deed (il titolo legale di proprietà) a causa della farraginosa normativa del settore immobiliare, e pertanto ancora formalmente intestate al costruttore-venditore (e quindi sotto il radar della banca). Insomma un «pasticciaccio», che rischia di far saltare i precari equilibri fin qui raggiunti con il piano di risanamento concordato con la troika che sta dando i primi frutti positivi.
Il governo di Nicosia, che ha varato un piano di privatizzazioni, tra cui la Telecom Cipro, per un miliardo entro il 2016, sta studiando come uscire dall'impasse individuando delle soluzioni che consentano di bilanciare i contrapposti interessi in gioco evitando strappi pericolosi mentre sullo sfondo continua la guerra, dopo un salvataggio Ue-Fmi di 10 miliardi di euro, tra il nuovo presidente di centro destra, Nicos Anastasiades e il governatore della Banca centrale cipriota, Panicos Demetriades, sulle responsabilità della crisi.

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