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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2013 alle ore 13:15.
L'ultima modifica è del 01 gennaio 2014 alle ore 13:19.

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La crisi e il dramma sociale entrano nel discorso di fine anno di Giorgio Napolitano. Un 2013, spiega il presidente della Repubblica nel suo tradizionale intervento a reti televisive unificate, che «è stato tra i più pesanti e inquieti che l'Italia ha vissuto da quando è diventata Repubblica». Tra i più inquieti, aggiunge il capo dello Stato, «sul piano politico e istituzionale».

Napolitano legge le lettere delle persone che sono state travolte dalla crisi. Racconta le storie dei giovani senza lavoro, degli imprenditori che hanno dovuto chiudere l'attività, dei lavoratori esodati. Ai politici chiede di condividere i sacrifici. Riconosce il coraggio delle imprese che hanno deciso di innovare, anche in una fase economica difficile. Per la prima volta nella storia della Repubblica un Capo dello stato pronuncia dalle stanze del Quirinale il suo ottavo messaggio di fine anno. Il discorso è durato una ventina di minuti. Ecco in sintesi i passaggi principali dell'intervento.

Ore 20,52. Napolitano chiude intervento con augurio 2014 di riforme
«Spero di poter vedere nel 2014, decisamente avviato un percorso di crescita, di lavoro e di giustizia per l'Italia e almeno iniziata una incisiva riforma delle istituzioni repubblicane». Con questa confidenza Giorgio Napolitano chiude il suo discorso di fine anno. Il presidente fa gli auguri alle famiglie, agli anziani, ai bambini e a chi serve la patria e la pace lontano dall'Italia. «Guardiamo con serenità e con coraggio al nuovo anno», conclude.

Ore 20,50. Napolitano: resterò al Colle finché necessario
«Resterò Presidente fino a quando la situazione del paese e delle istituzioni me lo farà ritenere necessario e possibile e fino a quando le forze me lo consentiranno, fino ad allora e non un giorno di più, e dunque di certo solo per un tempo non lungo». Il Presidente della Repubblica chiarisce che il suo mandato al Colle è limitato. Come aveva fatto nel giorno del suo insediamento davanti alle Camere e come ha fatto anche in altri momenti di questo ultimo anno il Capo dello Stato ricorda quali furono le vicende che portarono alla sua rielezione.

Ore 20,47. Ridicola storia di mie pretese
«Nessuno può credere alla ridicola storia delle mie pretese di strapotere personale». Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, replica anche alle critiche che gli sono state rivolte in questi ultimi giorni da alcune forze politiche dell'opposizione. «Sono attento a considerare ogni critica o riserva, obiettiva e rispettosa circa il mio operato - assicura il capo dello Stato - ma in assoluta tranquillità di coscienza dico che non mi lascerò condizionare da campagne calunniose, da ingiurie e minacce».

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