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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2014 alle ore 16:44.
L'ultima modifica è del 05 gennaio 2014 alle ore 18:28.

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Il tentativo (fallito) di formare un governo
Il 22 marzo Bersani riceve da Napolitano l'incarico per verificare la possibilità di mettere in campo una maggioranza. È il momento di lunghe consultazioni, a partire dalle parti sociali. Per il segretario del Pd alla crisi economica occorre rispondere con un esecutivo politico. Il suo appello alle forze politiche per una responsabilità condivisa cade nel vuto. In un faccia a faccia con Bersani e Letta, immortalato dalla diretta streaming, i Cinque Stelle chiudono a un governo con il Pd. Il Pdl cerca di legare la partita del governo con quella per la scelta del nuovo Presidente della Repubblica, ma Bersani non ne vuole sapere. Il segretario del Pd è con le spalle al muro. Il 28 marzo risale al Quirinale. A Napolitano confida di non avere quei numeri certi per la fiducia in Senato che il capo dello Stato gli aveva chiesto.

L'elezione del capo dello Stato: il segretario affondato dai franchi tiratori
Sulla scelta del nuovo inquilino del Colle si registra la vera sconfitta politica di Bersani. Il segretario incontra Berlusconi e ottiene il via libera su Franco Marini. Il 17 aprile i gruppi parlamentari del Pd approvano a maggioranza la scelta, ma arriva il no dei renziani: l'ex presidente del Senato non passa. Secondo tentativo: il nuovo cavallo è il padre storico del Pd Romano Prodi. Il Pdl è contro questa ipotesi. Sì dei grandi elettori del Pd: nel segreto dell'urna ben 101 democratici non votano per l'ex premier. Bersani è impallinato dai franchi tiratori del suo stesso partito.

Il passo indietro: «Uno su 4 di noi ha tradito»
Lui non può fare altro che fare un passo indietro, ma non prima di lanciare un ultimo, grave atto d'accusa: «Uno su quattro di noi ha tradito - ricorda ai suoi, nel corso di un'assemblea dura e dai toni molto diretti -. È inaccettabile».

La nuova fase: Letta e Epifani alla guida del partito
Il Pd chiede a Napolitano di restare. Il presidente giura. È l'nizio di una nuova fase, con il capo dello Stato che dà a Enrico Letta l'incarico di costituire il nuovo governo e uscire dall'impasse. Il 29 aprile il governo cosiddetto di "larghe intese", con Pd, Pdl e Scelta civica azionisti di maggioranza, ottiene la fiducia. Arriva un nuovo segretario traghettatore, Guglielmo Epifani. E inizia l'ascesa di Matteo Renzi.

Le prinarie dell'8 dicembre e l'appoggio a Cuperlo
Primarie Pd dell'8 dicembre. Sfida a quattro: Renzi, Cuperlo, Civati e Pittella. Endorsement di Bersani per Gianni Cuperlo. Renzi propone una linea politica capace di cambiare pagina rispetto agli errori commessi dai dirigenti del partito negli ultimi anni. Quasi tre milioni di persone si recano ai gazebo per scegliere il nuovo segretario del partito. Vince il sindaco di Firenze con il 67,5% contro il 18,2 di Cuperlo. Si apre l'era Renzi. «Tocca a noi, stavolta si cambia davvero», è il commento al caldo del rottamatore. Dietro queste parole, un convitato di pietra. Si chiama Pierluigi Bersani.

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