Myanmar: l'ultimo Eldorado degli investitori?
L'ultima frontiera della globalizzazione: quasi del tutto chiuso all'occidente per decenni, il Myanmar è ricomparso a pieno titolo sulle cartine geografiche da meno di due anni e ha subito scatenato una sorta di corsa all'oro
Foto di Arianna Boldura, testi di Gianluca Di Donfrancesco
5. Alla scoperta del Myanmar / Oppio per necessità
La povertà spinge molti contadini, in Myanmar come in Afghanistan, alla coltivazione del papavero da oppio. Negli ultimi dieci anni la produzione non ha fatto che crescere, prosperando su un traffico illegale che si è fatto beffe del blocco economico del Paese. Secondo i dati dell'agenzia Onu per la lotta alla droga (Unodoc), il Myanmar, il secondo produttore di oppio proprio dopo l'Afghanistan, ha aumentato i volumi del 26% nel 2013 con 870 tonnellate stimate. Quando si chiamava ancora Birmania, il Myanmar era già la principale fonte di oppio, al vertice del cosiddetto «Triangolo d'oro", al confine con Thailandia e Laos.
Ma «i coltivatori di oppio non sono cattive persone, sono solo gente povera", afferma il direttore dell'Unodoc in Myanmar, Jason Eligh, sottolineando come i cambiamenti politici in atto non si siano ancora tramutati in benefici economici per la popolazione.
I papaveri vengono coltivati nello stato di Shan, al confine con la Thailandia e nello stato di Kachin più a nord, dove i ribelli hanno combattuto per anni contro le truppe governative. L'area in cui si produce l'oppio è salita a 57.800 ettari nel 2013, con un incremento del 13% rispetto al 2012. Rispetto al 2006 è più che raddoppiata.
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