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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2014 alle ore 09:51.
L'ultima modifica è del 13 gennaio 2014 alle ore 19:14.

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Nunzia De Girolamo (Ansa)Nunzia De Girolamo (Ansa)

Governo sotto pressione. Letta apre al rimpasto. L'ipotesi, fa sapere, è ormai all'ordine del giorno. Il faccia a faccia con Renzi della settimana scorsa non é servito a superare tutte le incomprensioni. Tutto è però rimandato a giovedì, quando è in agenda la direzione del Pd. Solo allora il presidente del Consiglio potrebbe prendere una decisione. Il segretario chiede una svolta radicale nell'attività di governo e dice di non essere interessato a un rimpasto: l' inserimento nella squadra di Palazzo Chigi di renziani avrebbe come conseguenza quella di limitare la possibilità del segretario di premere sull'esecutivo e dettare l'agenda politica. Il vicepremier Alfano alza i toni e avverte: «Meglio il voto della paralisi».

Verso Impegno 2014
Intanto il premier continua a lavorare a "Impegno 2014", il contratto tra le forze politiche di maggioranza per definire i contenuti dell'azione politica dei prossimi mesi e blindare l'esecutivo fino al 2015. Letta punta a presentare il programma prima ai partner di governo e poi al Parlamento, entro la fine di gennaio.

Legge elettorale: Renzi incontra i capigruppo Pd
Tra i temi al centro dell'agenda politica la riforma della legge elettorale. Renzi ha proposto tre soluzioni alle forze politiche, di maggioranza e di opposizione: modello spagnolo, sistema dei sindaci e Mattarellum rivisitato. In serata il segretario incontrerà nella sede romana del Pd i capigruppo, gli uffici di presidenza e i responsabili democratici delle commissioni parlamentari per parlare delle nuove regole del voto. Domani Scelta civica illusterà la sua proposta per riformare la legge elettorale.

Esperti in Commissione alla Camera
Oggi pomeriggio, domani mattina e venerdì la Commissione Affari costituzionali della Camera ascolta gli esperti indicati dai partiti. Il 27 gennaio la legge elettorale sarà in Aula.

Nuove fibrillazioni nel governo: il caso De Girolamo
Le fibrillazioni nel governo continuano. Il caso De Girolamo sta montando: il ministro dell'Agricoltura è finito nell'occhio del ciclone dopo la pubblicazione di alcune "telefonate in libertà" su nomine e affari a Benevento. Ora i renziani sollecitano «spiegazioni convincenti» da parte della diretta interessata. Il capogruppo del Pd alla Camera Roberto Speranza in un'intervista all'Unità parla di caso «niente affatto edificante». «Pronti a chiedere le dimissioni», rincara il renziano Paolo Gentiloni in un'intervista alla Stampa. «Chi sbaglia paga, sempre, ma chi sbaglia lo decide la magistratura», afferma il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, marito di De Girolamo.

Il ministro: non mi dimetto
Il ministro avverte: «non mi dimetto» e annuncia l'intenzione di riferire dello scandalo Asl di Benevento in parlamento. Letta fa sapere di voler affrontare la questione al suo rientro dal Messico. Secondo il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, prima di poter procedere al rimpasto dell'esecutivo occorre rilanciare l'azione del governo.

Ipotesi rimpasto: i ministeri interessati
Il rimpasto potrebbe interessare anche altre poltrone del Governo. Il caso dei due Marò che rischiano in India la pena di morte scatena il pressing del centrodestra, che chiede la sostituzione del ministro degli Esteri Emma Bonino per la sua "inerzia". Su Enrico Giovannini, sostenuto da Letta, sono piovute invece le critiche dei renziani, dopo che il responsabile del Lavoro ha espresso alcune riserve sul Jobs Act. Malumori circondano anche la figura di Flavio Zanonato (bersaniano), la cui presenza nel governo per alcuni non avrebbe più alcun senso politico. Sotto la lente anche la responsabile della Giustizia Annamaria Cancellieri, dopo il caso delle telefonate a favore di Giulia Ligresti. Chiude l'elenco del ministri "a rischio" il responsabile dell'Economia Fabrizio Saccomanni. Nei giorni scorsi Dario Nardella, tra i più stretti collaboratori di Renzi, ha messo in evidenza la necessità che il ministero dell'Economia sia guidato da un politico. Dal partito hanno poi precisato di non voler rimpasti.

Franceschini: Saccomanni non è in discussione
È così scattato il toto-ministri. Per l'Economia è rispuntato quello di Mario Monti. Il professore fa sapere di non essere disponibile e di puntare invece a un incarico europeo. In un'intervista al Messaggero il ministro Dario Franceschini spiega che la squadra si potrà anche rinnovare, «non mi scandalizza», alla fine del percorso che sta portando alla definizione della nuova agenda di governo da un lato e alla riforma della legge elettorale dall'altro. Ma, aggiunge il responsabile dei Rapporti con il Parlamento, il ministro dell' Economia non è in discussione. Il braccio di ferro tra governisti e renziani continua.

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