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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2014 alle ore 07:23.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:42.
In Italia il turismo è a due velocità, ma tra gli investitori internazionali, asiatici in testa, sale l'interesse per il nostro Paese, segno di una mai sopita fiducia nelle potenzialità di una nazione unica per cultura, paesaggio, valori e modello di vita. Certo, il mercato interno langue, gli italiani, il cui potere d'acquisto si è ridotto, hanno stretto la cinghia e viaggiato meno.
Gli stranieri invece apprezzano sempre di più il Belpaese e hanno dato un contributo positivo al settore alberghiero. Al punto che, anche in vista dell'Expo 2015, sono in ripresa anche gli investimenti, per rilevare hotel in Italia.
La società internazionale di consulenza Jlls stima che almeno 600 milioni sono già pronti per acquisizioni. Si registrano poi le prime operazioni mirate di imprenditori cinesi che si affiancano a russi e medio-orientali. Sul mercato, del resto, ci sono asset importanti costituiti da vere e proprie catene oltre alle proprietà di charme. Resta il rammarico che il Paese che con il Grand Tour è stato la culla del turismo non abbia espresso una grande catena alberghiera di valore globale.
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