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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2014 alle ore 07:30.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:46.

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Qui dove il mare luccica e tira forte il vento torna lo spettro del dissesto. Dopo la bocciatura del piano di rientro da parte della Corte dei conti, il Comune di Napoli vede avvicinarsi il default. Finanziario ma anche politico. A meno di tre anni dall'autoproclamata "rivoluzione arancione", che lo aveva eletto sindaco con il 65% dei voti, Luigi de Magistris è sempre più in difficoltà. Non bastavano l'inchiesta sull'America's Cup, le accuse di parentopoli e i tre rimpasti (con dieci assessori nuovi), l'ex pm deve fare i conti con il "no" dei magistrati contabili.

Che, se confermato, chiuderebbe il rubinetto degli aiuti statali. Almeno di quelli ordinari. Ma l'inquilino di Palazzo San Giacomo ha già chiesto una legge speciale sul modello Roma. Che di modello ha ben poco. L'assegnazione per decreto alla capitale di 485 milioni per la gestione commissariale del debito e la possibilità di scaricare sul passato altri 115 milioni di passività sono l'ennesimo rimborso a pie' di lista dello Stato di cui non si sentiva il bisogno. E che non possono rappresentare un esempio da invocare.

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