Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2014 alle ore 08:31.
L'ultima modifica è del 29 gennaio 2014 alle ore 17:57.

My24
(Ansa)(Ansa)

C'è l'accordo sulla legge elettorale dopo gli ultimi contatti tra Pd e Fi: soglia per il premio al 37%, sbarramento per i partiti coalizzati al 4,5%, premio massimo al 15%, norma salva Lega (8% in 7 circoscrizioni) e possibilità di presentare candidature plurime. E Renzi esulta: «Bene così, ora tocca alle riforme». A causa dell'ostruzionismo del M5S in aula sul decreto Imu-Bankitalia parte in notturna la votazione in commissione sul testo, ma resta ancora il dubbio se approvare rapidamente il testo base e rinviare gli emendamenti che sanciscono l'accordo all'aula oppure votare subito in seduta notturna la nuova intesa.

Delega sui collegi e no a primarie
Il Parlamento affiderà al governo la delega per definire i nuovi collegi elettorali. L'esecutivo però avrà solo 45 giorni di tempo per terminare il lavoro o la materia passerà al Parlamento. Dunque Forza Italia "cede" sull'intervento del governo, come chiedevano Pd e Ncd, ma ottiene in cambio tempi contingentati. Berlusconi, poi, ha detto no a primarie regolate per legge sia pure su base volontaria. Questa assenza sarà oggetto di forti critiche da parte della sinistra Pd che aveva ottenuto rassicurazioni sul punto da Renzi dopo che era del tutto tramontata la possibilità di introdurre le preferenze.

Le reazioni
Il primo leader a venire allo scoperto è ovviamente Matteo Renzi che con un tweet esulta: «Bene così. Adesso sotto con il Senato, le Province e il Titolo V. E soprattutto con il Jobs act. Dai che questa è la volta buona». Molto critica invece la posizione della minoranza Pd che chiede modifiche perché la riforma è «sbilanciata su Fi». E a stretto giro di posta arriva anche la reazione di Enrico Letta che, da Bruxelles, commenta: «Le riforme istituzionali, la legge elettorale e la fine del bicameralismo paritario sono fondamentali per la stabilità e per mandare avanti il nostro Paese. È una buona notizia per l'Italia se riusciamo a farle». Sempre da Bruxelles il presidente della commissione Ue Josè Manuel Barroso plaude all'accordo sulla legge elettorale: «È importante come tutte le riforme che aumentano la stabilità sistemica, e l'Italia ne è la prova». In Italia promette battaglia Sel, «contro questa legge Forzaitalicum», ha detto Ciccio Ferrara.

In commissione voto emendamenti in notturna
Intanto i lavori della commissione Affari costituzionali della Camera sono stati sospesi per l'ostruzionismo del M5S in Aula sul decreto Imu-Bankitalia. Quindi non ci sarà la seduta pomeridiana come previsto in mattinata ma la seduta è stata convocata dal presidente della commissione Francesco Paolo Sisto in notturna per l'avvio del voto degli emendamenti.

Minoranza Pd: legge sbilanciata su Fi, cambiarla uniti
Intanto la sinistra del Pd, che in commissione aveva rinunciato alla maggior parte dei suoi emendamenti, non molla. Nonostante i «passi in avanti», la legge elettorale così come è stata disegnata dall'intesa tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi «va cambiata». A chiarirlo è stato il bersaniano Alfredo D'Attorre. «È una proposta troppo sbilanciata sugli interessi di Berlusconi e di Forza Italia», ha spiegato il deputato democrat, che ha aggiunto: «Il salva-Lega poi è disegnato sull'alleato di Berlusconi e per costringerlo ad allearsi». Ma le perplessità restano anche «sulle liste bloccate, le soglie di sbarramento e la rappresentanza femminile», ha sottolineato. Dunque «il Pd continui la battaglia perché i migliori risultati si ottengono quando il partito è unito e determinato», ha chiesto.

Discussione in Aula il 30 gennaio
La discussione generale sulla riforma della legge elettorale comincerà in Aula alla Camera il 30 gennaio, nella seduta pomeridiana. Lo ha stabilito ieri la conferenza dei capigruppo, dopo una lunga riunione in cui non è passata la richiesta dei 'piccoli' partiti di spostare l'esame a febbraio per dare più tempo alla commissione Affari costituzionali che, a questo punto, avrà la notturna di oggi e di domani per esaminare gli emendamenti e licenziare il testo.

I tre emendamenti "superstiti" del Pd
Il Pd ha presentato in commissione tre emendamenti alla proposta di riforma della legge elettorale uscita dall'intesa tra Renzi e Berlusconi. Le proposte di modifica sono su collegi elettorali, soglia per accedere al premio di maggioranza e primarie per la scelta dei candidati. Nel primo caso, nei giorni scorsi il Pd chiedeva di prevedere una delega al governo per la definizione delle nuove circoscrizioni. Nel secondo, i democratici spingeva per un innalzamento della soglia dal 35 al 38%. Il terzo emendamento trasformava le primarie da obbligatorie a facoltative. La scelta dei candidati attraverso questo meccanismo viene dunque messa sul piatto delle trattative con Forza Italia.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi