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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2014 alle ore 06:43.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:54.

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Giovanni Sartori e Roberto D'AlimonteGiovanni Sartori e Roberto D'Alimonte

Da tempo D'Alimonte ed io dissentiamo sui sistemi elettorali. Secondo lui, io sarei un idealista (e pertanto un irrealista) mentre lui sarebbe un realista. Ora, è noto da tempo che io sostengo (in prima scelta) il semi-presidenzialismo fondato sul doppio turno che esiste da tempo in Francia, e che dunque è una realtà. Mentre l'Italicum di Berlusconi si fonda su un premio che trasforma una minoranza in maggioranza; un meccanismo che non esiste (che io sappia) in nessun Paese dell'Europa liberaldemocratica.
Pertanto non convengo sulla distinzione tra idealista (io) e lui (realista).

La distinzione è che io sono uno studioso che cerca di spiegare e di proporre soluzioni esatte (realistiche o no), mentre D'Alimonte bada al fattibile e preferisce fare il consigliere del Principe.

Ma il punto sul quale davvero dissento con D'Alimonte è sulla equiparazione del sistema uninominale diciamo di tipo inglese al premio di maggioranza Italicum. No. Il principio del maggioritario è "first past the post" e cioè che vince chi sorpassa, anche se di un solo voto, gli altri contendenti. E questo non è un premio ma la nozione stessa di maggioranza. In dannatissima ipotesi potrebbe anche accadere, in Inghilterra, che i due maggiori partiti ottengano esattamente lo stesso numero di voti in ciascuna circoscrizione. In tal caso non ci sarebbe nessun premio e si dovrebbero indire nuove elezioni.

Tornando al nostro premio Italicum, quel premio è precalcolato sulle previsioni dei sondaggisti. E siccome io persisto nell'essere, a detta di D'Alimonte, un "idealista" persisto anche nel ritenere che la vituperatissima legge truffa di Ruini non fosse per niente tale, visto che assegnava un premio di maggioranza a chi aveva già ottenuto una maggioranza elettorale; ma che è una «truffa», come si strillò a torto allora, ma che è una truffa (ripeto, ignota in tutti i paesi seri dell'Occidente) quando si trasforma una minoranza precalcolata dai nostri chiromanti in una maggioranza. E nemmeno è vero che solo l'Italicum fa sapere subito chi governerà. Anche negli Stati Uniti, anche in Inghilterra, gli elettori lo sanno subito. E mi fermo qui. A meno che mi venga consentita una divagazione per mia curiosità.

Il Grillismo è senza dubbio un movimento politico. Ma può diventare un partito politico a tutti gli effetti? Sicuramente no. Per l'articolo 67 della nostra Costituzione («ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione e esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato»). Mentre Grillo decide lui per i suoi. Segnalai subito il problema ma tutti zitti, nessuno fiatò. Ritenni che i partiti facessero i furbi (o "i realisti") contando al momento delle elezioni di pappare in quel serbatoio di voti. Mi ha stupito però il silenzio del Capo dello Stato di solito così preciso e attento alla legalità costituzionale. Forse anche per lui vige il "realismo D'alimontiano"?

La risposta di Roberto D'alimonte: Io realista, i tuoi sistemi ideali non sono attuabili.

Il precedente.

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