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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2014 alle ore 13:57.
L'ultima modifica è del 02 febbraio 2014 alle ore 19:57.

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Alla fine Antonio Mastrapasqua si è dimesso dalla presidenza dell'Inps. I più "maligni" sostengono che di alternative, considerato il pressing a tutto campo promosso dal Governo nelle ultime 48 ore, il manager pubblico da sei anni alla guida del peso massimo della previdenza sociale non ne avesse poi tante.

L'inchiesta della procura di Roma
Sono infatti giorni che il cerchio sull'oramai ex numero uno dell'Inps, amico del figlio di Gianni Letta Giampaolo, amministratore delegato di Medusa Film, si va lentamente stringendo. L'ultimo atto: la notizia che il commercialista romano, nella veste di direttore generale dell'ospedale israelitico della capitale, è indagato dalla procura di Roma per truffa aggravata: cartelle cliniche truccate e gonfiate allo scopo di ottenere rimborsi dal sistema sanitario nazionale e della Regione Lazio.

Più di un incarico
Non c'è però solo la tegola giudiziaria. A metterlo sotto la lente è quella collezione di poltrone, incarichi e conseguenti emolumenti. Ultimo a denunciare l'anomalia - erano 25, lui nega e spiega che sono scese a nove - il Fatto quotidiano. Mastrapasqua si difende fino all'ultimo: non faccio nulla di male, la legge non lo vieta, è la sua tesi. Insomma, c'è un buco normativo.

La gestione della fusione tra Inps e Inpdap
Il fatto che il «manager privato in prestito alla Pa», come è stato definito, cumulasse incarichi su incarichi era già noto: una soluzione per il grand-commis però non si era (ancora) trovata. Ci sono state interrogazioni, mozioni parlamentari, firme raccolte dai sindacati davanti alle sedi Inps. Nessun risultato. A rinnovare l'incarico del manager è stato il decreto legge Salva Italia: fino alla fine di quest'anno Mastrapasqua avrebbe dovuto guidare la fusione in Inps di Inpdap ed Enpals, soppressi dallo stesso provvedimento. Un processo complesso e non proprio indolore, che ha visto l'ente di previdenza registrare nel 2012 perdite nella gestione finanziaria per 9,7 miliardi. Secondo il Comitato di indirizzo e di vigilanza dell'ente, il 2013 si chiuderà con un rosso di oltre 11 miliardi.

Il pressing del Governo per un passo indietro del manager
La soluzione alla fine è stata trovata. Ed è stata in primo luogo politica. Di fronte al tentativo del manager di rimanere fino all'ultimo in sella, il premier Letta ha fatto in modo che le dimissioni diventassero l'unica soluzione possibile. A partire dalla mossa di far arrivare sul tavolo del consiglio dei ministri un disegno di legge che vieta a presidenti e amministratori pubblici di ricoprire cariche in società private. E di resuscitare il progetto, ventilato da tempo ma mai attuato con convinzione, di rivedere la governance di Inps e Inail, nella direzione di un sistema duale. Magari con la nomina, nella fase transitoria, di un commissario (con buona pace dello stesso Mastrapasqua).

Le dimissioni
Insomma, il supermanager ha capito nelle ultime ore di non godere dell'appoggio dell'Esecutivo. Non ha aspettato che il piano di Letta diventasse legge. Sabato mattina si è recato al ministero del Lavoro e ha messo le sue dimissioni nelle mani del ministro Giovannini. «È stata una scelta saggia» è stato il commento del presidente del Consiglio. Si apre ora il toto nomine: dall'ex ministro Tiziano Treu, a Maurizio Sacconi parlamentare del Nuovo Centrodestra all'attuale segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Non si esclude però una sostituzione interna. In questa ipotesi sarebbe in prima fila il direttore generale dell'Istituto Mauro Nori.

Le critiche dei sindacati alla gestione Mastrapasqua
Intanto plaudono i sindacati. Con Mastrapasqua alla presidenza, lamentano, l'Inps ha perso funzioni, è aumentato il peso delle società esterne, è stata imposta una riorganizzazione che ha sottratto attività e peggiorato il servizio e le condizioni di lavoro dei dipendenti dell'ente, sono passate norme che hanno di fatto distrutto il sistema previdenziale pubblico.

Il caso della laurea fasulla
La "sagra" Mastrapasqua si arricchisce di un altro capitolo: una laurea in Economia e commercio "fasulla" alla Sapienza. Il quotidiano Libero ricorda infatti che nel 1997, quindi ben 17 anni fa, la Cassazione ha confermato la pena a dieci mesi di reclusione inflitta dalla Corte d'appello nei confronti del manager. L'ex numero uno dell'Inps era accusato di aver comprato, con la complicità di tre bidelli e di un'impiegata dell'ateneo, esami universitari mai sostenuti. Insomma reato di falsità ideologica: laurea ottenuta con l'inganno. Nel periodo in cui il processo è giunto a sentenza, Mastrapasqua si è rilaureato, con un piano di studi diverso.

I tanti incarichi della moglie
C'è poi un altro filone. In questo caso a finire sotto la lente è la moglie di Mastrapasqua, Maria Giovanna Basile. Commercialista, anche lei ha più di una poltrona: fa parte di una ventina di collegi di sindaci, in diversi settori. Dalla Rai e dell'Acea, da alcune controllate dell'Aci (Automobile Club d'Italia: Aci Global, Ventura, Aci Infomobility ) ad aziende sanitarie, fiorentine e romane. Una coppia in tutto. Anche negli incarichi.

Aggiornamento del 9 luglio 2021: Il procedimento penale, diviso in due tronconi, è stato definito, quanto all’accusa di truffa aggravata, con decreto di archiviazione del Gip di Roma, in data 4 luglio 2017 e, quanto all’accusa di falso, con sentenza di non luogo a procedere per estinzione del reato per intervenuta prescrizione del Gup di Roma, in data 27 gennaio 2020

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