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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2014 alle ore 08:43.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 12:04.

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Nella staffetta tra "financial repression" (tassi bassissimi nell'Eurozona) e "political repression" (Governo instabile e riforme a rischio in Italia) nell'asta BoT hanno prevalso la voglia di rendimento, l'elevata liquidità e la forward guidance di Napolitano.

La richiesta di rendimenti più appetibili di quelli offerti dagli emittenti sovrani e sovranazionali con rating AAA o AA ha gonfiato la domanda per i BoT annuali e contestualmente ne ha sgonfiato il tasso di assegnazione, sceso al nuovo record minimo dello 0,676 per cento. Questo rendimento (che costante o in ribasso per un biennio contribuirà alla riduzione della spesa per interessi sul debito pubblico stimata dal piano "Impegno Italia" presentato da Enrico Letta) , a ben vedere non è affatto risicato in termini relativi, cioè quando messo a confronto con le ultime aste dei titoli di Stato tedeschi, francesi e del meccanismo di stabilità ESM sulle stesse durate (si veda tabella sotto): senza contare che proprio ieri la Germania si è finanziata per 4 miliardi sulla scadenza dei due anni piazzando uno Schatz allo striminzito 0,11 per cento. La Bce promette nella sua forward guidance un periodo prolungato di tassi bassi e anche più bassi degli attuali se necessario (un taglio dallo 0,25% allo 0,15% o 0,10% è atteso dai più) e in questo scenario sale la voglia, anzi la necessità, di rischiare di più pur di aumentare il rendimento in portafoglio . Tanto che non sono soltanto i titoli di Stato italiani a sedurre maggiormente gli investitori, non solo esteri: già da qualche mese è aumentato il gradimento sui corporate bond, sulle obbligazioni bancarie e anche sulle cartolarizzazioni italiane. «Il rischio-Italia? Lo stiamo analizzando con i nostri modelli interni e non è un freno, non ci preoccupa in questa fase», hanno sintetizzato alcuni investitori istituzionali nordici del fixed income in visita ieri nella piazza finanziaria milanese in cerca di buoni affari.

La sequenza dei colpi di scena della politica italiana, da ultimo lo scontro tra il premier Letta e il leader del Pd Renzi, non riesce a scuotere i mercati finanziari, che provano a interpretare le tormentate giornate dei politici semplificandole attraverso la lente di un'unica chiave di lettura: sale o scende il rischio che l'Italia torni alle urne quest'anno e che si acuisca lo stallo in Parlamento? A questa domanda, evidentemente, ancora ieri i mercati si sono dati una risposta rassicurante, riponendo nella forward guidance politica del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la stessa fiducia riconosciuta a Bernanke, Yellen e Draghi. «Elezioni? Sciocchezze»: e quindi, via libera agli acquisti dei titoli italiani in asta.

Sulle scadenze ultra-brevi della curva dei rendimenti dei titoli di Stato, il rischio-Italia pesa poco o nulla e la vendita dei BoT è poco indicativa. Le aste che si tengono oggi con BTp a 3, 7 e 30 anni per un importo massimo totale a quota 7,5 miliardi, della forchetta proposta, sono per contro ben più esposte alle raffiche di vento della politica: non a caso l'esito del "duello finale" tra Renzi e Letta è previsto dopo l'esito del collocamento di oggi. Sull'emissione dei BTp pesa "Impegno Italia" e i progetti di un'accelerazione delle riforme strutturali necessarie per rilanciare la crescita, che deve salire al 2% nel 2015. L'interrogativo sulle "snap elections" è in effetti legato a doppio filo all'aspettativa predominante nei mercati per un'Italia che sotto la guida di qualsiasi governo faccia di più e presto per sostenere un'economia scricchiolante: i mercati in ultima analisi non tifano per nessuno, non si schierano nelle staffette o nei rimpasti, perchè puntano solo per l'attuazione concreta delle grandi riforme.

Il rischio dell'incertezza politica, percepito per ora al di sotto dei livelli di guardia per la maggior parte degli operatori, è soprattutto annacquato dall' abbondante liquidità e dunque stemperato dalla caccia al rendimento. Anche per questo ieri sera Nomura, che rassicurava la sua clientela sulla conferma dello scenario di base "no snap elections", pronosticava per le aste dei BTp di oggi una buona domanda e rendimenti in ribasso rispetto alle emissioni precedenti. Il Buono triennale nell'ultima asta è stato venduto all'1,51% e ieri in chiusura rendeva l'1,46 per cento. Il BTp a sette anni è stato collocato a metà gennaio al 3,17% e ieri sera risultava negoziato sul secondario al 3,04 per cento. Infine il BTp a trent'anni, in asta l'ultima volta lo scorso novembre, in questi tre mesi è sceso dal 4,99% al 4,58 per cento. Tutti cali che, se confermati e cementati, promettono bene per il risparmio sulla spesa per interessi di Impegno 2014.
isabella.bufacchi@ilsole24ore.com
@isa_bufacchi
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