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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2014 alle ore 20:38.
L'ultima modifica è del 21 febbraio 2014 alle ore 20:49.

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Le quattro maggiori banche greche dovrebbero avere bisogno di una iniezione supplementare di 5 miliardi di euro di capitali. Lo rivela l'agenzia Reuters che riferisce di stime sui risultati del secondo stress test voluti dalla Banca centrale di Grecia.
La nuova ricapitalizzazione dovrà essere sottoposta ad approvazione della troika, l'organismo di controllo in rappresentanza dei creditori internazionali formato da Ue, Fmi e Bce. Le stime sul piatto variano da 4,5 miliardi di euro a 15 miliardi ma lo scenario di base suggerisce una iniezione di capitali di 5 miliardi di euro.

La Banca centrale di Grecia ha condotto un secondo stress test sulle quattro banche più importanti - la Banca Nazionale, l'Alpha Bank, la Piraeus Bank e l'Eurobank - per verificare se i 28 miliardi di euro di ricapitalizzazione effettuata la scorsa estate sia sufficiente ad affrontare shock futuri su prestititi in sofferenza che continuano ad aumentare.

«Ogni banca ha un suo fabbisogno di capitale specifico basato sui risultati degli stess test ma soggetti a conferma finale della troika», ha detto un banchiere all'agenzia Reuters. «La stima complessiva di capitale di circa 5 miliardi di euro», ha concluso il banchiere che ha preferito restare anonimo. Un'affermazione che non ha sorpreso il mercato.

La Banca di Grecia non ha ancora reso noto i risultati degli stress test e gli analisti attendono di capire se le esigenze di capitale saranno basate su uno scenario avverso che assume altri due anni di recessione, o se il rapporto di capitale richiesto potrà essere ridotto a 8 dal 9 per cento. In ogni caso il governatore della banca centrale greca, George Provopoulos, è andato in Parlamento il mese scorso dove ha reso noto che le quattro maggiori banche greche avevano bisogno di capitale aggiuntivo, ma non ha specificato quali. Le quattro banche controllano circa il 90% del mercato bancario del paese mediterraneo e sono in maggioranza di proprietà del Financial Stability Fund ellenica (HFSF), un veicolo pubblico varato in tutta fretta tra Francoforte, Bruxelles e Washington, per il salvataggio delle banche greche, finanziato con 50 miliardi di euro derivanti dal piano di salvataggio del paese mediterraneo.

Le azioni del settore bancario sono aumentate venerdì dello 0,3% alla Borsa di Atene, leggermente meno del guadagno pari allo 0,51%, messo a segno dall'indice generale. «Se questa è la cifrà che gira (5 miliardi) per una nuova iniezione di capitale, è una buona notizia, poiché è all'interno del range atteso dal mercato e non è considerata una sorpresa negativa. Circa tra il 40 al 50% del totale della nuova ricapitalizzazione riguarderà Eurobank», ha detto un analista bancaraio italiano che ha preferito mantenere l'anonimato.

Il fondo di salvataggio delle banche greche (HFSF) ha espresso il timore che i lunghi colloqui con gli ispettori della troika sul livello di salute delle banche ghreche rischiano di allontanare gli investitori internazionali che cercano di prendere parte al processo di privatizzazione di Eurobank.

I contrasti tra Atene e la troika su quanti capitali supplementari necessitano alle banche potrebbe ostacolare la loro capacità di prestare e sostenere la ripresa dell'economia, ha detto recentemente il vice direttore generale della Banca nazionale.

Quanto a Eurobank, banca ben ramificata nei Balcani e in Europa centro-orientale, prevede di emettere circa 2 miliardi di euro di nuove azioni per aumentare il proprio capitale entro marzo, detenuto al 95% dalla Fondo di salvataggio HFSF dopo che non è riuscito ad attrarre investitori privati nella sua ricapitalizzazione dello scorso anno.

La partita continua della ricapitalizzazione delle banche greche si intreccia con quello di un nuovo aiuto al paese per ridurre il debito, processi entrambi vitali per la ripresa economica della Grecia.

Intanto domenica prossima i rappresentanti della troika (Fmi, Ue e Bce) ritorneranno ad Atene per riprendere le verifiche sul risanamento dei conti e delle riforme in Grecia interrotti circa due mesi fa. Lo riferiscono i media ateniesi secondo cui la troika e il governo greco cercheranno di chiudere una serie di questioni rimaste in sospeso tra cui la modifica delle norme per liberalizzare i licenziamenti nel settore privato e l'attuazione delle riforme strutturali proposte dall'Ocse che, come sostengono i rappresentanti della troika, contribuiranno al rafforzamento della competitività dell'economia greca.

Inoltre la troika metterà di nuovo sul tavolo delle trattative la messa in mobilità di altri 25mila dipendenti statali e il licenziamento di altri 4mila come previsto dal Memorandum e la regolamentazione dei mutui bancari in rosso e il pignoramento delle prime case. Ma vorrà anche vedere i risultati sinora raggiunti sul fronte delle privatizzazioni delle aziende a partecipazione statale, un settore sempre in ritardo rispetto agli obiettivi. Lunedì 24 febbraio, i rappresentanti dei creditori internazionali - i tedeschi Matthias Mors (Ue) e Clauss Masuch (Bce) e il danese e veterano Paul Tomsen (Fmi) - incontreranno il ministro delle Finanze, Yannis Stournaras, per affrontare tutti i problemi irrisolti. E non sarà come sempre un incontro facile.

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