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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2014 alle ore 11:00.
L'ultima modifica è del 28 febbraio 2014 alle ore 11:56.

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Un nuovo fronte incandescente si apre per il neo governo guidato da Matteo Renzi. La Commissione europea ha confermato l'invio al ministero dell'Economia di una lettera con una richiesta di chiarimenti sulla legge con la quale è stata disposta la rivalutazione delle quote della Banca d'Italia, operazione che nelle scorse settimane aveva infuocato il dibattito politico con la strenua opposizione del Movimento 5 stelle. Bruxelles è uscita allo scoperto dopo le indiscrezioni pubblicate sulla stampa italiana.

La Commissione Ue ha chiesto alle autorità italiane maggiori informazioni sul decreto legge del 30 novembre 2013 che introduce cambiamenti nel capitale e negli azionisti di Bankitalia, per valutare se contiene aiuti di Stato ad alcune banche» ha fatto sapere in mattinata l'antitrust Ue, spiegando che per ora è solo una richiesta di chiarimenti. Nel frattempo anche fonti del ministero dell'Economia hanno confermato l'arrivo della lettera, precisando che il nuovo ministro Pier Carlo Padoan «sta ora valutando la missiva».

La mossa di Bruxelles sarebbe stata innescata dal ricorso presentato nelle scorse settimane dall'eurodeputato dell'Idv Niccolò Rinaldi, anche se in realtà l'operazione aveva già suscitato l'attenzione dei tecnici che lavorano per il responsabile della concorrenza Joaquin Almunia. D'altro canto il precedente ministro per l'Economia, Fabrizio Saccomanni, non aveva mai notificato il decreto alla Commissione. Il sospetto - non solo di Bruxelles - è che dietro l'operazione di rivalutazione delle quote di Bankitalia da 300 milioni a 7,5 miliardi si celi una manovra volta a dare benefici patrimoniali alle banche italiane azioniste dell'istituto di via Nazionale, che in questi mesi sono sottoposte all'esame sui bilanci dalla Bce e dall'authority europea Eba.

I tecnici vogliono vederci chiaro perchè la rivalutazione può determinare per le banche che detengono partecipazioni sopra al 3% del capitale (come IntesaSanPaolo, Unicredit, Generali, Cassa risparmio di Bologna, Inps e Carige) cospicui guadagni dalla cessione delle quote rivalutate - visto che il decreto vieta di possedere partecipazioni sopra il 3% - con i quali possono rafforzare il patrimonio. A destare perplessità anche il passaggio della norma che prevede la possibilità per Bankitalia di riacquistare lei stessa dalle banche le quote. E quello sulla distribuzione sotto forma di dividendi agli istituti azionisti delle riserve della banca centrale che, come previsto dalla norma, verranno trasformate in capitale.

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