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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2014 alle ore 20:28.
L'ultima modifica è del 02 marzo 2014 alle ore 14:31.

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Scontri a Kharkiv tra filo-russi e ucraini pro Maidan (AFP)Scontri a Kharkiv tra filo-russi e ucraini pro Maidan (AFP)

Mai come ora Vladimir Putin aveva sfidato così apertamente l'Occidente, neppure in Georgia, dove almeno aveva l'alibi della sciagurata offensiva militare lanciata dall'allora presidente Mikhail Saakashvili contro la secessionista Ossezia del sud. Fino a venerdì , con una doppiezza machiavellica, si era limitato a testare sul filo del rasoio i nervi della nuova leadership ucraina e della comunità internazionale con una minacciosa maxi esercitazione militare ai confini con l'Ucraina ed alcuni blitz provocatori in Crimea, dove misteriosi uomini armati hanno occupato parlamento, governo e due aeroporti.

Si aggrava quindi la crisi nell'Ucraina che tenta l'aggancio all'Occidente e all'Ue mentre una parte del Paese, la Crimea a maggioranza russa e fino al 1954 parte dell'Urss, invoca e ottiene la protezione del Cremlino. Putin ha chiesto un intervento armato nel testo inviato alla Camera Alta della Duma, che ha votato sì all'unanimità: «Alla luce della situazione straordinaria in essere in Ucraina e la minaccia alla vita di cittadini russi (10 milioni di ucraini hanno il passaporto russo o il doppio passaporto ndr), sottopongo al Consiglio della Federazione la richiesta per usare le forze armate della Federazione russa sul territorio ucraino fino a quando la situazione nel Paese non si sarà stabilizzata».

Il pretesto è quello di «normalizzare la situazione socio-politica nel Paese» e di fronteggiare «la minaccia alla vita dei cittadini russi, dei nostri connazionali, dell'organico del contingente militare» della flotta russa del Mar Nero. Formula che ricorda quella dell'intervento in Ossezia del sud, l'ultima invasione dopo quella sovietica dell'Afghanistan che costò il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca.

Il leader del Cremlino, fino a qualche settimana fa acclamato artefice della mediazione in Siria, rischia ora un isolamento internazionale senza precedenti violando quel principio di non interferenza che è stato la stella polare della sua politica estera. Un isolamento che potrebbe far naufragare politicamente il G8 di Putin ed economicamente anche la Russia, morsa dalla stagnazione, con un rublo in caduta libera e investitori stranieri allarmati. C'è anche lo spettro di sanzioni economiche, evocato da molti opinionisti liberali russi.

Grygory Karasin, rappresentante del Cremlino al Senato, ha comunque avvertito che non è detto che l'intervento armato russo in Ucraina avvenga rapidamente. Cauta la reazione della Casa Bianca: «Ci stiamo consultando con i nostri partner e stamo valutando i potenziali costi» che Mosca dovrà pagare se procederà come minacciato. Le autorità dell'Unione europea hanno indetto una riunione d'emergenza, però lunedì.

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