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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2014 alle ore 18:21.
L'ultima modifica è del 02 marzo 2014 alle ore 19:25.

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BRUXELLES – Finora impotente nel contrastare i rischi di una guerra civile in Ucraina, l'Europa sta cercando disperatamente di trovare una posizione comune nel reagire alla decisione di Mosca di inviare eventualmente truppe nel paese, e in particolare in Crimea. I ministri degli Esteri dell'Unione si vedranno domani a Bruxelles per tentare di indurre Mosca a evitare una escalation. Difficile, però, immaginare sanzioni economiche. Intanto, la Nato ha tenuto oggi una riunione d'emergenza, a conferma del clima teso.

"Quello che sta facendo la Russia ora in Ucraina viola i principi della Carta delle Nazioni Unite. Minaccia la pace e la sicurezza in Europa. La Russia deve fermare le sue attività militari e queste minacce", ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, prima dell'incontro d'emergenza a livello di ambasciatori. "Noi sosteniamo l'integrità territoriale e la sovranità dell'Ucraina. Noi sosteniamo il diritto del popolo ucraino di determinare il proprio futuro, senza interferenze esterne".

L'insolito avvertimento è giunto dopo che il parlamento russo ha dato il potere al presidente Vladimir Putin di inviare, se necessario, truppe in Ucraina per difendervi gli interessi della comunità russa. Il paese è ormai vicino alla guerra civile, spaccato tra una parte occidentale nazionalista e una parte orientale russofona. Da tempo, grazie a un accordo con Kiev, in Crimea sono di stanza truppe russe. Mosca è pronta a inviare altri soldati; anzi, secondo il governo ucraino lo avrebbe già fatto.

Da mesi, l'Ucraina è segnata da scontri tra le due comunità. Alleato di Mosca, l'ormai ex presidente Viktor Yanukovich è fuggito e dovrebbe essere ora rifugiato in Russia. Dal canto suo, la Nato è legata all'Ucraina con un accordo di partenariato. In un comunicato del 26 febbraio, i ministri della Difesa dell'organizzazione militare avevano assicurato che "gli alleati della Nato continueranno a sostenere la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina così come la sua integrità territoriale". I toni sono da guerra fredda.

Sul fronte prettamente europeo, i ministri degli Esteri dell'Unione terranno domani a Bruxelles una riunione d'emergenza. "L'Europa vuole dimostrare di esserci – spiega un diplomatico –, non vuole essere accusata di non fare nulla, ma è difficile capire cosa potrà realmente fare". Si sta negoziando un qualche comunicato per fare pressione su Mosca. Alcuni paesi, come la Gran Bretagna e la Francia, hanno già sospeso le riunioni tecniche chiamate a preparare il G-8 che si terrà in giugno a Sochi.

Altre sanzioni sono difficili da immaginare, "a causa del gas", ammette un altro diplomatico bruxellese, riferendosi implicitamente al fatto che la Russia tiene in ostaggio i suoi clienti occidentali, grandi acquirenti di idrocarburi russi. I Ventotto poi sono divisi. Tradizionalmente in buoni rapporti con Mosca, l'Italia vuole evitare una escalation. Berlino e Parigi non sono lontane dalle posizioni di Roma, fosse solo per interessi economici, ma hanno in alcune circostanze posizioni più radicali.

Più aggressive sono Polonia e Gran Bretagna. Varsavia ha chiesto la riunione di emergenza della Nato sulla base dell'articolo 4 del Trattato dell'Alleanza Atlantica perché si sente "minacciata" dalla Russia. La Polonia teme che Mosca possa allargare la sua sfera d'influenza verso Occidente. Londra, che ha inviato a Kiev il ministro degli Esteri William Hague, accompagnato dal suo omologo greco Evangelos Venizelos, ha avvertito Mosca che non ci sarebbero "scuse" nel caso di un intervento in Ucraina.

La posizione dei Ventotto è complicata dal fatto che l'Europa ha - in parte almeno - contribuito alla deriva ucraina. Ha proposto al paese un accordo di associazione senza capire che la Russia avrebbe considerato questa intesa una grave minaccia alla sua zona d'influenza in un paese a cui è legata da rapporti storici e tradizioni religiose. La scelta europea ha rafforzato le tensioni tra una parte del paese più europeista e un'altra parte invece più vicina a Mosca.

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