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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2014 alle ore 17:43.
L'ultima modifica è del 03 marzo 2014 alle ore 18:17.

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L'ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni è stato rinviato a giudizio nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi incassati dalla Fondazione Maugeri da parte del Pirellone. Oltre al senatore del Nuovo Centrodestra e presidente della Commissione agricoltura Formigoni, il Gup di Milano ha rinviato a giudizio, nell'ambito della vicenda Maugeri, anche l'uomo d'affari Pierangelo Daccò, già condannato a 10 anni per il crack del san Raffaele, l'ex assessore regionale alla Sanità Antonio Simone, sua moglie Carla Vites, e lo 'storicò amico e collaboratore di Formigoni Alberto Perego. In tutto, il giudice ha mandato a giudizio dieci imputati prosciogliendone solo uno, l'imprenditore Mario Cannata.

Secondo l'accusa, la fondazione Maugeri avrebbe ottenuto negli anni rimborsi indebiti per prestazioni sanitarie, per circa 200 milioni di euro, attraverso una quindicina di delibere della Giunta regionale. Parte di quesi soldi, 61 milioni di euro, sarebbero stati distratti dalle casse della Maugeri, tramite Daccò e Simone. In cambio delle delibere, Formigoni sarebbe stato ricompensato con benefit di lusso per oltre 8 milioni di euro: viaggi, vacanze ai Caraibi, l'utilizzo di tre yacht, un maxi sconto sull'acquisto di una villa in Sardegna, finanziamenti per cene e soggiorni al meeting di CL, e 270 mila euro in contanti.

Rinviati a giudizio oggi anche Nicola Maria Sanese, ex segretario generale della Regione Lombardia, Carlo Lucchina, ex direttore generale dell'assessorato alla Sanità del Pirellone e l'ex dirigente regionale Alessandra Massei. Il giudice ha dichiarato il non doversi procedere per prescrizione per alcuni capi di imputazione relativi a reati fiscali.

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