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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2012 alle ore 18:27.
L'ultima modifica è del 25 luglio 2012 alle ore 13:51.

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Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni dovrà presentarsi davanti ai magistrati sabato mattina per essere interrogato nell'ambito dell'inchiesta sui 70 milioni di euro distratti dalle casse della Fondazione Maugeri di Pavia. Dopo giorni di polemiche, nei quali Formigoni ha ripetuto all'infinito di non essere indagato perché nessun avviso di garanzia gli era stato notificato, a togliergli ogni dubbio ci ha pensato questa mattina il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Formigoni, ha scritto il numero uno dei magistrati milanesi in un comunicato, è indagato per corruzione con l'aggravante della transnazionalità.

Nella conferenza stampa tenuta nel pomeriggio il governatore ha decisamente respinto ogni addebito. «Dalle carte che ho letto non c'è nessuna novità, sono tranquillo su miei atti e resto al mio posto. Non è reato essere ospiti a cena. Nessuna irregolarità nei fondi erogati da Regione Lombardia», ha dichiarato Formigoni.

Secondo la Procura, invece, il presidente avrebbe invece ricevuto "utilità" per circa 8,5 milioni di euro sotto forma di viaggi, vacanze, cene, gite in barca, biglietti aerei, oltre a un supersconto per l'acquisto di una villa in Sardegna rilevata da Alberto Perego, coinquilino di Formigoni nella residenza milanese dei Memores Domini. Il nome del governatore della Lombardia è stato iscritto nel registro degli indagati il 14 giugno, cioé nove giorni prima che il Corriere della Sera diffondesse l'indiscrezione sollevando la durissima reazione del presidente ciellino.

Formigoni è indagato insieme al mediatore d'affari Pierangelo Daccò (in carcere da tempo anche per l'inchiesta sul crac del San Raffaele), a Umberto Maugeri, ex presidente della Fondazione di Pavia, a Costantino Passerino, direttore amministrativo della Fondazione all'epoca dei fatti, e ad Antonio Simone, ex assessore alla Sanità della Regione Lombardia e sodale di Formigoni in Comunione e Liberazione.

Nelle due pagine e mezzo dell'avviso di garanzia (che contiene anche l'invito a presentarsi in procura) si fa riferimento a fatti commessi a Milano e all'estero dal 2001 fino al novembre 2011. Dieci anni nei quali, sostengono i magistrati, sarebbe stata creata un'associazione per delinquere che avrebbe costituito fondi neri all'estero provenienti dalla fondazione Maugeri. I pm hanno infatti rintracciato cospicui flussi di denaro su conti correnti bancari aperti in Svizzera attraverso il fiduciario di Daccò, Giancarlo Grenci.

I soldi sarebbero stati utilizzati da Daccò anche per pagare alcuni "benefit" a Formigoni, come viaggi, soggiorni e cene. In cambio – ipotizzano i pm Luigi Orsi, Laura Pedio e Antonio Pastore, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco – la Regione Lombardia avrebbe emanato una quindicina di delibere in favore della Fondazione Maugeri facendo aumentare i rimborsi per le funzioni "non tariffabili": nei dieci anni presi in considerazione dagli inquirenti l'ammontare dei rimborsi sarebbe stato di 200 milioni di euro.

Nell'avviso di garanzia non si fa cenno all'accusa di finanziamento illecito dei partiti per 500mila euro che sarebbero stati versati da Daccò per finanziare la campagna elettorale di Formigoni nelle ammnistrative del 2010. Ma il governatore lombardo risulta indagato anche per questo reato.

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