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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2014 alle ore 08:28.
L'ultima modifica è del 03 marzo 2014 alle ore 14:17.

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Il Segretario di Stato Usa, John Kerry (Epa)Il Segretario di Stato Usa, John Kerry (Epa)

Da ieri la pericolosa crisi politica e militare ucraina è già diventata la più seria crisi diplomatica internazionale degli ultimi dieci anni: le 7 grandi democrazie industriali hanno diffuso ieri notte un comunicato congiunto nel quale annunciano la sospensione dei lavori preparatori per il G8 di Sochi in Russia previsto ai primi di giugno, come gesto di protesta per l'interventismo militare del Cremlino in Crimea in flagrante violazione dell'articolo 2(4) della Carta dell'Onu e della integrità territoriale ucraina.

Per ora si tratta di minacce, e sappiamo che Vladimir Putin difficilmente cambia strategia o tattica davanti a semplici parole, il rischio dunque è che questo muro contro muro fra Occidente e Russia continui, si faccia più duro, senza che vi siano davvero alternative a una vera e propria escalation.

La notizia di forti pressioni su Barack Obama da parte di senatori e deputati americani perché "rimetta Putin al suo posto" come ha detto ad esempio il Senatore repubblicano Lindsay Graham ha anche tradotto sul piano presonale oltre che su quello storico, questa crisi nella sfida più difficile e più delicata della presidenza Obama. Il Presidente americano non ama il confronto diretto, ma in questo caso gli sarà difficile resistere a una provocazione da parte di Putin che oltre a essere diretta all'Ucraina ha come obiettivi evidenti sia l'Europa che l'America.

Per questo i mercati guardano con apprensione all'ipotesi che l'America e i suoi alleati procedano con azioni dimostrative per isolare Mosca dalla comunità internazionale o per confrontare l'unilateralismo di Vladimir Putin, e reagiscono di conseguenza: le borse asiatiche sono tutte al ribasso, tranne Shanghai e il prezzo del greggio è al rialzo di circa l' 1,17%.

I sette hanno chiesto a Putin di restituire all'Ucraina la sua integrità territoriale e di avviare un negoziato diretto con Kiev. Se da un dialogo diretto dovessero emergere accordi negoziati, se la tensione dovesse rientrare, se le minacce militari dovessero sparire, i Sette grandi potranno riprendere il lavoro preparatorio e mantenere in agenda il G8.

Il comunicato di ieri chiede anche l'intervento del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale a favore dell'Ucraina e promette trasferimenti ingenti. Ma la situazione si fa sempre più difficile. E' possibile che Putin decida di estendere la sua occupazione all'Ucraina orientale dove risiedono in proporzione piu russi di quanti ne siano in Ucraina occidentale o nell'intero paese. Il timore è che la Russia decida comunque di allargare la sua azione militare nononstante le minacce dell'occidente. Di certo si apre una delle settimane più difficili per la stabilità internazionale. Se le crisi in Egitto o in Tunisia o in Libia avevano una connotazione regionale nella quale le grandi potenze intervenivano in modo trasversale, in questo caso lo scontro è direttamente fra Russia, Stati Uniti e Europa. Cosa questa molto preoccupante e che, in questi termini, non si vedeva di almeno 15 anni- E non sembra ipotizzabile che sia l'America a fare marcia indietro davanti all'aggressività russa.

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