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Questo articolo è stato pubblicato il 04 marzo 2014 alle ore 07:27.
L'ultima modifica è del 04 marzo 2014 alle ore 12:57.

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La Polizia di Stato di Milano ha arrestato 33 persone per il reato di associazione mafiosa, riciclaggio, usura, estorsione, corruzione, esercizio abusivo del credito e intestazione fittizia di beni e società; reati in gran parte aggravati dall'utilizzo del metodo intimidatorio tipicamente mafioso e dalla finalità d'agevolare l'attività dell'associazione mafiosa.

Le indagini hanno evidenziato che il sodalizio, assumendo anche la reggenza della «locale» di 'ndrangheta di Desio (espressione della famiglia calabrese in Brianza) ha approntato e gestito a Seveso (Mb) una vera e propria «banca clandestina» attraverso cui sono stati commessi i reati, anche grazie a un'ampia rete di società di copertura e alla collusione di dipendenti postali e bancari e di imprenditori.

Praticando l'usura e il riciclaggio di flussi di denaro di provenienza delittuosa, l'organizzazione, oltre a esportare capitali in Svizzera e a San Marino, li ha reimpiegati acquisendo il controllo di attività economiche, in particolare nel settore edilizio, dei trasporti, della nautica, delle energie rinnovabili, del commercio, della ristorazione, e degli appalti e lavori pubblici.

Ci sono anche il vice presidente esecutivo del Genoa Antonio Rosati, e il dg della Spal Giambortolo Pozzi tra gli imprenditori finiti nella morsa dell'organizzazione della 'ndrangheta smantellata. Lo hanno precisato in conferenza stampa in Questura a Milano. Fanno parte di una lunga lista di imprenditori diventati vittime.

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