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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2014 alle ore 15:03.
L'ultima modifica è del 06 marzo 2014 alle ore 20:36.

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La Crimea è l'Ucraina. A dirlo è il segretario di Stato Usa, John Kerry in queste ore a Roma, sottolineando come «ogni referendum deve essere coerente con il diritto vigente in Ucraina» e il referendum sulla Crimea «violerebbe» la costituzione ucraina nonchè il diritto internazionale. Da Roma, poco prima di incontrare il premieri italiano Matteo Renzi, Kerry ha sottolineato il forte disaccordo con la Russia, insieme alla necessità di trovare presto una soluzione

Con il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, che «riferisce personalmente a Putin, ci siamo messi d'accordo per mantenerci in contatto per vedere se c'è spazio per sedersi al tavolo delle trattative». Lo ha detto il segretario di stato Usa, aggiungendo che le «relazioni con Lavrov - ha detto Kerry - così come con gli altri ministri degli esteri, sono professionali: ci sono momenti in cui si condividiamo cose, altri in cui c'è disaccordo, anche molto forte. Questo è un momento di forte disaccordo ma cercheremo una soluzione, così come accaduto per le armi chimiche in Siria». E poi ha concluso: «Mentre ci riserviamo il diritto di adottare misure eccezionali, vogliamo che Putin capisca che la nostra preferenza è di tornare ad una situazione di umanità e rispetto dei diritti ucraini, così come all'integrità del paese».

Non sembra dunque si ripeterà il copione della Siria. Non sembra che stavolta l'America di Barack Obama girerà le spalle a una piazza che chiede più libertà e più Occidente, a dispetto delle interdipendenze economiche in gioco. Anzi il conflitto fra russi e americani diventa risiko di misure e contromisure economiche e burocratiche. La Russia si è portata avanti: ieri il colosso energetico Gazprom ha cancellato lo sconto sul gas agli ucraini in questo momento governati da un esecutivo nato dai moti di piazza a Kiev e il governo russo ha annunciato una legge con cui confiscare beni, asset e conti di società europee e statunitensi nel caso vengano adottate sanzioni contro la Russia. Oggi gli Stati Uniti varano restrizioni alla concessione di visti per russi e ucraini di Crimea «responsabili o complici in azioni di minaccia della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina».

Il presidente Obama ha firmato infatti un ordine esecutivo in cui autorizza sanzioni contro «individui ed entità responsabili per attività che danneggiano i processi o le istituzioni democratiche in Ucraina» o che asseriscono «autorità su qualsiasi regione dell'Ucraina senza l'autorizzazione del governo ucraino a Kiev» si legge in un comunicato della Casa Bianca. «Se la situazione in Ucraina deteriorerà ulteriori azioni potranno essere adottate». Le nuove restrizioni si aggiungono a quelle dirette verso i presunti responsabili di abusi dei diritti umani legati alla repressione politica in Ucraina.

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