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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2014 alle ore 08:55.
L'ultima modifica è del 06 marzo 2014 alle ore 20:19.

Basta con il «costante refrain italiano per cui si dipinge l'Europa come il luogo dove veniamo a prendere i compiti da fare a casa. L'Italia sa perfettamente cosa deve fare e lo farà da sola per il futuro dei nostri figli». E ancora: «Non abbiamo rassicurazioni da dare». Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi, a Bruxelles per il Consiglio europeo straordinario sull'Ucraina, ha risposto a chi gli chiedeva se avesse dovuto rassicurare i partner europei sullo stato dei conti italiani.
Renzi: priorità crescita e lavoro
Il premier italiano ha però puntualizzato che oggi a Bruxelles «si è parlato di Ucraina e non della situazione economica dei Paesi membri», argomento che sarà oggetto del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo. E ha ribadito che la priorità per l'Italia è «lavoro e crescita, crescita e lavoro». Ma su questi temi ha chiesto di avere «pazienza» e di «aspettare mercoledì 12», quando il governo illustrerà i primi provvedimenti.
La segreteria del Pd all'alba
Nelle prime ore della mattinata il presidente del Consiglio aveva partecipato alla segreteria del Pd, nella sede romana del partito a Largo del Nazareno. Sul tavolo i temi politici più scottanti: nuova legge elettorale (oggi continua l'esame degli emendamenti alla Camera) e i provvedimenti che l'esecutivo dovrebbe varare la prossima settimana (Jobs Act, piano casa e scuola).
Il premier a Bruxelles: pre vertice Renzi-Merkel-Cameron-Hollande-Tusk
Terminata la riunione, Renzi è partito alla volta di Bruxelles, dove è giunto intorno alle 11 per partecipare al consiglio straordinario dei leader Ue dedicato alla crisi in Ucraina. A ridosso del vertice, il premier ha avuto un breve colloquio di una ventina di minuti con Francois Hollande, David Cameron, Angela Merkel e con il premier polacco David Tusk. Al termine della consiglio straordinario, in ampio ritardo sulla tabella di marcia, salta l'incontro previsto con Van Rompuy e la conferenza stampa.
Renzi a cena a Roma con Kerry
In serata di ritorno da Bruxelles, Renzi e il ministro degli Esteri Federica Mogherini hanno incontrato a cena a Villa Taverna, residenza dell'ambasciatore americano a Roma, il segretario di Stato Usa John Kerry. Quest'ultimo, poco prima dell'incontro ha detto ai giornalisti: «Sono particolarmente felice di essere qui, soprattutto in un momento in cui l'Italia sta vivendo una transizione con un nuovo governo e sta facendo importanti progressi sulla crescita e nell'affrontare la disoccupazione».
L'altolà di Bruxelles sui conti. Palazzo Chigi: nessuna manovra correttiva
Il consiglio straordinario Ue di oggi fornisce al premier l'occasione per assicurare i partner europei sulla disponibilità del governo italiano a promuovere le riforme strutturali , dopo che l'Unione Europea ha sottolineato gli «squilibri macroeconomici eccessivi» del Paese: poche riforme e scarsa competitività. La manovra 2014, ha avvertito la Commissione europea, non basta a ridurre il debito. Nessuna manovra correttiva in vista, è la posizione che trapela da Palazzo Chigi. E il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, assicura che in tempi ravvicinati il Governo andrà alla Camera a riferire sulla situazione dei conti pubblici. Quando? Il giorno sarà indicato all'inizio della settimana prossima.
Fonti Tesoro: nessuna manovra-bis, ma crescita e liberalizzazioni
Una posizione, quella del no alla manovra-bis, ribadita dal Tesoro. Il governo non ha in agenda «nessuna manovra correttiva», ma un «corposo piano di misure per favorire la crescita con particolare attenzione alla creazione di posti di lavoro», precisano fonti del Mef. Per migliorare il debito-Pil si «agirà sul denominatore». Ossia sul Pil. Per il debito poi un «contributo significativo arriverà dalle privatizzazioni».
Saccomanni: nessun buco nei conti, commenti dopo Ue immotivati
Intanto oggi l'ex ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni ha escluso «nel modo più assoluto che vi siano buchi» nei conti «o che vi sia bisogno di fare manovre correttive». E ha definito «incomprensibili e immotivati» i commenti sulla «correttezza dei "conti" presentati dal Governo Letta, che secondo indiscrezioni di stampa sarebbero stati espressi dopo la diffusione dei risultati della "in-depth review" della Commissione Europea». Il riferimento è probabilmente ad alcune espressioni critiche attribuite al premier Renzi («sapevamo che i numeri non erano quelli che raccontava Letta») dopo la bacchettata della Commissione Ue sui conti pubblici italiani. Per Saccomanni «la Commissione non ha fatto alcuna analisi ex-post della contabilità nazionale, bensì ha ribadito la divergenza tra le proprie stime e i nostri obiettivi per l'anno in corso». Per l'ex ministro «sorprende tuttavia la decisione della Commissione di classificare come "eccessivi" gli squilibri macroeconomici italiani, anche perché all'elevato debito indicato nella "in-depth review" hanno contribuito i versamenti ai fondi europei salva-stati e l'operazione straordinaria di pagamento dei debiti arretrati delle pubbliche amministrazioni, concordata con la Commissione».
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