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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2014 alle ore 11:38.
L'ultima modifica è del 12 marzo 2014 alle ore 17:07.

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Padoan e BoschiPadoan e Boschi

Il neo premier Matteo Renzi e i suoi ministri, come i loro colleghi predecessori al Governo, dovranno rendere pubblici redditi e situazioni patrimoniali. C'è però tempo: la legge stabilisce che la pubblicazione di questi dati debba avvenire entro tre mesi dalla nomina. L'Esecutivo in carica ha giurato il 22 febbraio: la scadenza è perciò fissata per fine maggio (chi non la rispetta va incontro a sanzioni). Nell'attesa dei dati aggiornati è però possibile farsi un'idea delle "ricchezze" degli esponenti del Governo partendo dai loro precedenti incarichi. E immaginare anche chi ci rimetterà e chi invece potrebbe guadagnarci dal nuovo ruolo di ministro.

Da sindaco a premier: 2.400 euro in più al mese
In molti casi l'operazione è semplice: i ministri uscenti del precedente governo e riconfermati nell'Esecutivo Renzi hanno già dovuto rendere pubbliche le loro dichiarazioni. Da sindaco di Firenze (carica ricoperta dal 2009 e da cui decadrà formalmente il 31 marzo) Renzi ha pubblicato la propria dichiarazione patrimoniale. Da primo cittadino del capoluogo toscano nel 2012 l'ex "rottamatore" ha ricevuto un compenso lordo di 90.961 euro. «Come sindaco prendo 4.300 euro netti - aveva raccontato Renzi al settimanale Oggi -. Mia moglie è insegnante precaria, insieme raggiungiamo 5.500 euro al mese... Stiamo bene, meglio di tanta gente certo, ma non riusciamo a mettere via granché». Ora da "sindaco d'Italia" Renzi guadagnerà di più: al presidente del Consiglio spetta infatti un'indennità netta di 80mila euro l'anno, circa 6.700 euro mensili. E se nel 2013 Renzi dichiarava un reddito imponibile 145.624 euro (inferiore a quella di due suoi assessori, Filippo Bonaccorsi ed Elisabetta Meucci) il nuovo anno si annuncia più "ricco".

Padoan: da Parigi a Roma per meno soldi
Per conoscere la situazione patrimoniale e il reddito di alcuni esponenti di Governo bisognerà invece attendere: è il caso del trio dei "tecnici" nei dicasteri economici, Pier Carlo Padoan (Economia), Federica Guidi (Sviluppo economico), Giuliano Poletti (Lavoro). Per loro non ci sono precedenti dichiarazioni dei redditi rese pubbliche da poter ripescare. Sui primi due però si può già dire qualcosa. Padoan per accettare l'importante poltrona di Via XX settembre ha lasciato l'Ocse, dove ricopriva il doppio incarico di vicesegretario generale e capo economista. Ora l'organizzazione con sede a Parigi dovrà sostituirlo e per questo il 24 febbraio (lo stesso giorno in cui Padoan ha giurato nelle mani del presidente della Repubblica) ha pubblicato un bando per assumere il suo sostituto: un nuovo "head of economics department", al quale si promette "attractive remuneration package" con un salario mensile di base che parte da 11.706 euro mensili. L'Ocse è un'organizzazione internazionale e il compenso non è soggetto alla tassazione francese. Alla scrivania cui a fine Ottocento sedeva Quintino Sella, l'economista romano, già collaboratore di Massimo D'Alema e Giuliano Amato a Palazzo Chigi, dovrà "accontentarsi" di molto meno: 48mila euro l'anno.

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