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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2014 alle ore 21:48.
L'ultima modifica è del 13 marzo 2014 alle ore 22:05.

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Se il referendum sulla Crimea andrà avanti già lunedì saranno intrapresi «passi seri» contro la Russia da parte di Stati Uniti e Europa. Lo ha detto il segretario di Stato americano, John Kerry, parlando al Congresso. «La Russia non vuole una guerra, e nemmeno i russi», ha replicato l'ambasciatore Vitaly Churkin, delegato di Mosca alle Nazioni Unite, nel corso della riunione del Consiglio di Sicurezza sull'Ucraina, rispondendo direttamente al premier ucraino.

L'Osce: un miracolo che non ci sia stato un bagno di sangue
È «quasi un miracolo» che non ci sia stato finora un bagno di sangue in Crimea. Lo ha affermato il commissario speciale dell'Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa (Osce) per l'Ucraina, Tim Guldimann. Il rappresentante dell'Osce ha sottolineato la «forte moderazione» mostrata dalle autorità filo-europee di Kiev di fronte alle azioni dei gruppi armati filo-russi che «di fatto» hanno preso il potere nella penisola. Kiev, ha spiegato Guldimann, «ha imposto alle sue forze dell'ordine la politica di non sparare visto che non ci sono state reazioni violente a delle vere e proprie provocazioni»

Ucciso dai filorussi
Un sostenitore dell'unità dell'Ucraina è stato ucciso oggi da manifestanti filo-russi nel corso di scontri a Donetsk, nell'est russofono del paese. Lo ha reso noto l'ufficio locale del ministero della Sanità di Kiev.

Il premier Iatseniuk: aggrediti da uno Stato vicino
«Il mio Paese è stato aggredito senza motivo da uno Stato vicino, e questo è inaccettabile nel ventunesimo secolo»: lo ha detto il premier ad interim dell'Ucraina, Arseniy Iatseniuk, nel corso della riunione del Consiglio di Sicurezza Onu. «La Russia ha violato numerosi trattati bilaterali e multilaterali», ha continuato.

La conference call italiana con Onu, Ue e Usa
Ottenere dei risultati dal canale di dialogo aperto a Roma sulla crisi Ucraina, altrimenti ci saranno inevitabili reazioni a livello europeo già lunedì. È quanto è emerso nella conference call cui ha preso parte il ministro degli Esteri Mogherini con i responsabili di Onu, Ue, Usa e i colleghi di Canada, Turchia, Polonia,Francia,Germania e Gb.

Mosca ammette: inviate truppe
La Russia ha inviato sue truppe in Crimea, temendo un attacco armato da parte delle forze ucraine durante il referendum di domenica sull'annessione della penisola alla Federazione russa. Ad ammettere per la prima volta ufficialmente la presenza di soldati inviati da Mosca nella repubblica autonoma ucraina, è stato ieri sera Leonid Slutsky, presidente della commissione della Duma per la Comunità degli Stati Indipendenti (l'organismo che raggruppa le Repubbliche ex sovietiche, fatta eccezione per le tre baltiche). «Ci sono alcune unità militari lì, che occupano posizioni in caso di aggressione o espansione armata da parte di Kiev», ha detto il deputato in un'intervista alla radio Eco di Mosca; il deputato tuttavia ha assicurato che «non si tratta di un'operazione su vasta scala». Slutsky, che ha definito probabile un intervento da parte delle forze ucraine nel giorno del referendum, ha spiegato che i soldati russi agiranno solo in caso di attacchi armati o di azioni da parte di «banditi che arrivassero in Crimea da Kiev per spargere sangue». «In ogni caso», ha sottolineato, «non ci sarà una guerra». Continuano intanto i contatti telefonici fra Kerry e Lavrov, i due capi delle diplomazie americana e russa.

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