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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2014 alle ore 19:22.
L'ultima modifica è del 14 marzo 2014 alle ore 22:59.
LONDRA - Nulla di fatto. L'incontro a Londra oggi tra il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo si è concluso, come ha dichiarato Sergei Lavrov, "senza una visione comune". Oltre cinque ore di colloqui, anche se "costruttivi", non sono bastati a raggiungere un'intesa sulla crisi in Ucraina a due giorni dal referendum in Crimea che si prevede riporti la penisola sotto il dominio di Mosca.
La Russia rispetterà l'esito del referendum di domenica, ha detto Lavrov al termine dei colloqui nella residenza dell'ambasciatore americano a Londra, e resta molto preoccupata per l'instabilità in Ucraina, dato che secondo Mosca il nuovo Governo filo-europeo di Kiev non ha il controllo della situazione e non sta prendendo le misure necessarie per garantire la sicurezza di tutti i cittadini.
Il ministro russo ha quindi avvertito che Mosca "si riserva il diritto di intervenire per proteggere" la popolazione, parole che possono essere interpretate come la minaccia di un intervento militare russo. Lavrov ha però aggiunto che "i diritti dei russi, degli ungheresi, dei bulgari e degli ucraini vanno rispettati e tutelati" e che la Russia non ha alcuna intenzione di invadere l'Ucraina. Quasi a sottolineare le profonde differenze di opinione tra Mosca e l'Occidente, Lavrov, che parla un ottimo inglese, ha tenuto la conferenza stampa in russo e senza l'ombra di un sorriso.
Gli Stati Uniti e i Paesi dell'Unione europea sono invece schierati con l'Ucraina nel ritenere il referendum illegittimo, mentre il presidente Usa Barack Obama ha minacciato "gravi conseguenze" se Mosca continuerà a violare la sovranità dell'Ucraina. Lavrov ha però tenuto a sottolineare che Kerry non ha minacciato sanzioni contro Mosca, perché, ha detto il ministro russo, "i nostri partner comprendono che le sanzioni sarebbero controproducenti. Una decisione simile presa nelle capitali occidentali certamente non servirebbe gli interessi di nessuno e non contribuirebbe allo sviluppo della nostra collaborazione".
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