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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2014 alle ore 07:43.
L'ultima modifica è del 21 marzo 2014 alle ore 07:43.

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Rispettare tutti i vincoli ma al contempo "cambiare verso" in Italia e in Europa progettando di superarli, i vincoli, in tempi stretti. Ecco la scommessa del premier Matteo Renzi emersa al suo esordio al Consiglio europeo. Operazione di alta chirurgia politica e mediatica in versione 3R: ora Rassicuratore ora Rottamatore, ora Riformista, in nessun caso mai fermo. Né a Roma, né a Bruxelles, dove i sorrisi volano assieme ai coltelli.

Atteso che l'Europa gli ha dimostrato che non intende fare sconti di sorta, la domanda è: fin dove può spingersi il presidente del Consiglio con questo triplo passo? In questa strategia coesistono punti di forza e di debolezza. Ma da essa dipende, al di là del successo o dell'insuccesso personale, il destino delle riforme in Italia.
In Europa il contesto generale potrebbe essere non ostile. Le elezioni sono alle porte e tutte le previsioni indicano che la popolarità del modello europeo affermatosi negli ultimi anni è sotto il livello di guardia. Non c'è ragionevole interesse, neanche da parte tedesca, a forzare la mano in senso "rigorista" se l'Italia mostra (nei fatti) di onorare gli impegni presi. Il debito italiano è rischioso per tutti i soci del condominio e necessita di una gestione oculata, anche in termini di critiche.
A sua volta la Commissione è in scadenza e dal primo luglio scatta il semestre a guida italiana, cioè a guida Renzi, la cui dichiarata volontà di riformare un grande Paese sotto sotto ritenuto "irriformabile" suscita un'attesa curiosa e il consenso dovuto a un giovane capo di governo dal piglio decisionista.

Anche se la domanda del corrispondente di Radio Radicale, David Carretta, sull'idea di Renzi di usare (entro il tetto del 3%) i margini residui del disavanzo in chiave contro l'euroscetticismo, ha determinato negli sguardi tra i presidenti della Ue e della Commissione, Van Rompuy e Barroso, una dinamica che riporta alla memoria lo sgradevole duetto Merkel-Sarkozy su Berlusconi nel 2011.
Sorrisi e coltelli. Perché sarà anacronistico quel 3% intangibile ma per Bruxelles gli «impegni vanno rispettati» e il calendario della governance europea a partire da aprile (con la presentazione da parte del Governo del Def) ricomincerà a farsi incalzante e sfocerà a ottobre nella presentazione della legge di stabilità che assieme alla legge di bilancio compone la manovra triennale di finanza pubblica.

Non abbiamo parlato di «zerovirgola», «rispettiamo gli impegni», «stiamo rivoluzionando l'Italia» e le coperture finanziarie per abbassare di 10 miliardi l'Irpef sono «fuori di dubbio», ha spiegato Renzi. Tre problemi. Il primo: lo 0,4% di margine di prima di arrivare al vincolo del 3% vale sulla carta 6,4 miliardi (ma Renato Brunetta dice che è solo lo 0,2% impegnabile e l'authority indipendente - l'Ufficio parlamentare di bilancio - che dovrebbe certificare queste cifre, prevista dalla legge sul pareggio di bilancio del 2012 e sollecitata da Bruxelles, ancora non è in funzione). Secondo problema: bisogna far approvare una legge che autorizzi questo passo e chiedere l'ok europeo. Terzo problema: non sarà comunque facile far approvare l'esclusione del conteggio dei fondi strutturali europei dai vincoli fissati dal patto di stabilità. La pratica, col "tesoretto" di 3 miliardi frutto del (presunto) dividendo per i "compiti fatti a casa", fu presentata dall'allora governo Letta come cosa fatta, ma Bruxelles, dopo le critiche sulla legge di stabilità, la congelò.

In poche settimane, a partire dal Def, Renzi si gioca tutto nella triplice veste di Rassicuratore, Rottamatore e Riformista. Non c'è tempo per una fase 1 e una fase 2, un classico del repertorio italiano, e comunque la fiducia dei mercati nella fase di attesa è sempre a termine. A Roma, fare la rivoluzione significa far partire nei fatti le riforme attuando la spending review e individuando coperture finanziarie certe a sostegno della svolta promessa. Sarà questo l'unico e migliore viatico per imporre, anche a Bruxelles, un confronto serio su come cambiare le regole che non funzionano e frenano la crescita.
guido.gentili@ilsole24ore.com

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