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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2014 alle ore 14:58.
L'ultima modifica è del 24 marzo 2014 alle ore 13:29.

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«Gli Usa sono uniti all'Ue» nel sostegno al Governo di Kiev e nella risposta da dare a Mosca. Così il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha parlato in conferenza stampa ad Amsterdam, prima di raggiungere L'Aja, per partecipare alla Conferenza sul nucleare e al G7 sull'Ucraina. «Siamo uniti - ha aggiunto Obama - sulla scelta di imporre dei costi alla Russia per le azioni che ha intrapreso finora». Obama ha incontrato il primo ministro olandese, Mark Rutte, e ha visitato il Rijksmuseum, chiuso al pubblico per l'occasione. Il presidente americano ha ribadito che la crisi in Ucraina sarà al centro degli incontri che avrà durante la sua visita in Olanda, alla quale farà seguito la tappa a Bruxelles e poi a Roma, e sottolineato come le sanzioni imposte da Usa e Ue alla Russia avranno un loro impatto, ricordando che con l'Iran «la politica delle sanzioni ha funzionato».

L'Aja - Una visita al Rijksmuseum, l'importante museso di Amsterdam con una delle più importanti collezioni di Rembrandt, incluso il "Night Watch", la guardia notturna, uno sguardo ai documenti originali, uno firmato da John Adams sull'amicizia fra Stati Uniti e Olanda e un'analisi di alcuni documenti olandesi che sanciscono la creazione di New Amsterdam, la grande città nel nuovo continente che sarebbe poco dopo diventata New York. Questo il debutto bilaterale della visita di Barack Obama in Olanda, dove è giunto questa mattina con un obiettivo politico centrale, quello di isolare la Russia, colpevole di aver annesso la Crimea contro ogni regolamento giuridico internazionale e multilaterale e di minacciare un'invasione dell'Ucraina orientale con lo schieramento di 20mila soldati impegnati, secondo la versione russa, in "esercitazioni ai confini".

Al centro di questo obiettivo di Obama, l'incontro con il premier cinese Xi Jinping, e poco dopo, in serata un G7 improvvisato all'Aia proprio per rispondere alle minacce russe, sia con nuove sanzioni che con la messa a punto di nuovi pacchetti di aiuti economici e finanziari per l'Ucraina. L'obiettivo più ampio della Casa Bianca è anche di raccogliere un consenso per la condanna delle azioni russe da parte dell'intero gruppo di 58 capi di stato e di governo che partecipa a questi lavori dell'Aia.

Questo viaggio di Barack Obama in Europa doveva essere di apertura e di pace. Si è trasformato in un viaggio per contenere la più difficile crisi politico militare dalla fine della Guerra Fredda.

Come dimostrazione, Mosca ha autorizzato due notti fa le forze russe a "prendere" una base ucraina in Crimea: mezzi corazzati hanno sfondato i cancelli, i soldati hanno sparato colpi di avvertimento in aria e gettato bombe lacrimogene, una vera e propria azione militare. Ci sono anche ventimila soldati russi ai confini con l'Ucraina orientale, un misto di fanteria, artiglieria e forze aeree. Il ministro per la Difesa russo Sergei Shoigu ha spiegato al segretario al Pentagono Chuck Hagel che si tratta solo di esercitazioni.

Ma alla Casa Bianca prima di partire la tensione era forte: «È una situazione fragile, difficile... apprezziamo la tenuta del popolo ucraino», ha detto Susan Rice, capo del consiglio per la Sicurezza Nazionale e molto vicina a Obama sul piano personale. Ma fonti del Pentagono raccolte dal New York Times si spingevano più in là: «Con lo spiegamento di forze davanti all'Ucraina, la Russia potrebbe decidere di varcare i confini in qualunque momento. L'opzione è certamente sul tavolo. Tutto potrebbe avvenire molto rapidamente, e la Nato non sarebbe in grado di reagire in tempo».

La partita a questo punto è sull'Ucraina, non più sulla Crimea. Soprattutto dopo la firma di venerdì del governo a interim di Kiev per le prime procedure di adesione all'Unione Europea. Alcuni aspetti dell'accordo saranno ratificati solo dopo le prossime elezioni, ma è chiaro che il passo in avanti non è gradito a Mosca: fu dopo le resistenze del governo fantoccio della Russia e rispettare il risultato di un referendum che approvava l'adesione all'Ue a scatenare le manifestazioni in piazza e a costringere alla fuga Viktor Yanukovich, il presidente amico di Vladimir Putin. C'è ora una combinazione di eventi che potrebbe creare una situazione esplosiva: al vertice sul nucleare all'Aia ci saranno 58 capi di stati e di governo.

Doveva esserci anche Putin, poi il leader russo ha cancellato la sua partecipazione, al suo posto ci andrà il ministro degli Esteri Lavrov. Ma Obama approfitterà del vertice per cercare di creare consenso da parte della maggioranza dei leader attorno ai principi fondamentali del diritto internazionale che la Russia ha violato con l'annessione della Crimea. Non solo, in serata l'America ha organizzato un incontro straordinario del G7, che potrebbe diventare sostitutivo del G8 programmato a Sochi per il prossimo giugno.

L'obiettivo americano è chiaro, non solo sanzioni economiche ma isolamento politico per la Russia. E le reazioni a Mosca? Dure: «Tutte queste sanzioni non valgono un granello di sabbia della Crimea» ha detto Dimitry Yogortzin un vice primo ministro del governo Putin. E Vladimir Yakunin, il Presidente delle Ferrovie Russe e un consigliere molto ascoltato di Putin ha detto: «Putin è un uomo molto difficile... quando si sente sotto pressione la sua prima reazione è quella di non cedere alla condanna internazionale». Potremmo dire qualcosa di più, la reazione di Putin alle pressioni dell'Occidente e dell'America in particolare è sempre stata quella di giocare al rialzo. Resisterà dunque alla tentazione di invadere l'Ucraina subito dopo le minacce del G7 e le condanne del vertice nucleare? È questo che preoccupa la Casa Bianca, il pericolo che Putin voglia "insultare"

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