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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2014 alle ore 08:14.
L'ultima modifica è del 07 aprile 2014 alle ore 10:43.

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La Banca Mondiale ha tagliato le sue stime sulla crescita economica dell'Asia emergente ma ha indicato che l'area regionale continuerà a registrare nei prossimi due-tre anni buone performance economiche grazie a uno sviluppo positivo della crescita globale e del commercio internazionale.

Nel suo "East Asia Pacific Economic Update", la World Bank pronostica quest'anno una crescita complessiva dell'area emergente Eap (East Asia Pacific) del 7,1%, che dovrebbe essere confermata allo stesso ritmo nel 2015 e 2016. La precedente stima indicava per il 2014 e il 2015 un +7,2 analogo alla crescita registrata l'anno scorso. Il rapporto evidenzia come la spinta derivante dal miglioramento del commercio internazionale viene controbilanciata dai venti di irrigidimento nei mercati finanziari internazionali. La possibilità di inversione di tendenza nei positivi flussi di capitale verso i mercati emergenti resta concreta alla luce della politica della Federal Reserve di progressivo rientro dagli stimoli monetari, mentre la prospettiva di più alti tassi di interesse domestici e internazionali potrebbe rallentare lo sviluppo economico regionale.

Tra le variazioni apportate alle previsioni della Banca Mondiale, spicca il ridimensionamento della crescita della Cina dal 7,7 al 7,6% per quest'anno (mentre ha confermato la stima del 7,5% per il 2015) e l'ancora più spiccata riduzione per la Thailandia al 3% nel 2014 e al 4,5% l'anno prossimo (rispetto ai precedenti +4,5% e 5% rispettivi, e al +2,9% conseguito nel 2013). A Bangkok le turbolenze politiche hanno infatti influenzato negativamente il turismo, gli investimenti pubblici e la fiducia degli investitori.

In controtendenza la nuova stella della crescita Myanmar, in cui sono stati fatti sensibili progressi sul piano delle riforme economiche dopo le aperture sul piano politico: la World Bank prevedeva una crescita del 6,9% e ora l'ha alzata al 7,8% annuo nel periodo tra il 2014 e il 2016.

Il report si conclude sottolineando che per l'area regionale i fattori di rischio upside (maggiore crescita economica globale e riforme) e downside (eventuale minore crescita cinese che colpisca gli esportatori di materie prime) si equivalgono.

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