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Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2014 alle ore 13:11.
L'ultima modifica è del 08 aprile 2014 alle ore 16:47.

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Sulla riforma del Senato i Cinque Stelle guardano ai 22 senatori del Pd che hanno proposto un testo alternativo a quello licenziato dal Consiglio dei ministri. Il capogruppo di M5S a Palazzo Madama Vincenzo Santangelo ha spiegato che «il ddl Chiti presentato al Senato è praticamente una fotocopia del nostro, a eccezione di una questione che riguarda il taglio delle indennità. Ma su tutto il resto, anche per quanto riguarda l'eleggibilità, si può ragionare. Non possiamo non essere d'accordo visto che ricalca la nostra proposta». I senatori Cinque Stelle sono 40.

Mineo (Pd): maggioranza alternativa
Una minoranza dei senatori Pd, non convinta della proposta Renzi, licenziata dal consiglio dei ministri, registra l'apertura. Corradino Mineo, uno dei firmatari della "controproposta" Chiti, ha sottolineato che «sul testo Chiti al Senato si sta coalizzando una maggioranza alternativa. Dobbiamo lavorare su questo».

Zanda ai senatori Pd: riforma entro il 25 maggio
Insomma, sulla riforma del Senato aumenta la distanza all'interno del partito democratico tra renziani e minoranza. In mattinata si è tenuta l'assemblea delle senatrici e dei senatori democratici. L'incontro, che si è concluso senza una votazione (un nuovo incontro si terrà il 15 aprile) è stato aperto dal capogruppo Luigi Zanda, che ha cercato di serrare le fila e ha chiesto un atto di responsabilità: «Le difficoltà e le contraddizioni interne a molti dei gruppi presenti in Senato spingono le senatrici e i senatori del Pd a un supplemento di responsabilità in termini politici e parlamentari. Pertanto - ha aggiunto - l'obiettivo del gruppo del Pd al Senato deve essere da una parte tenere ferma la data del 25 maggio come scadenza ultima di approvazione in prima lettura della riforma del Senato, dall'altra portare tutti i senatori del gruppo uniti all'approvazione della riforma».

La proposta Chiti
La proposta Chiti scardina alcuni paletti della proposta del Governo. Il ddl prevede infatti 100 senatori eletti a suffragio universale, con indennità, che legiferano su una serie di materie, pur non dando la fiducia all'esecutivo. La proposta è sottoscritta da 22 senatori del Pd (su un totale di 107). Ora l'apertura politica da parte dei Cinque Stelle delinea un possibile rischio.

Grillo sfiducia Pizzarotti, "capitan Pizza"
Anche M5S deve affrontare dissidi interni. Beppe Grillo ha "sfiduciato" il sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Motivo dell'attacco, le critiche di Pizzarotti alla selezione dei candidati M5S per l'Europarlamento («È un dato di fatto, ha affermato il sindaco, che in tutti i territori si è candidata gente che noi non abbiamo mai visto»). Secca la replica di Grillo: «Il MoVimento 5 Stelle è ecumenico, è aperto a tutti i cittadini italiani che vogliano farne parte e disposti ad accettarne le poche, chiare e semplici regole. Per essere candidati con il M5S è sufficiente rispettare i requisiti di iscrizione ed essere cittadini italiani incensurati. Non devi essere conosciuto da qualcuno, che sia egli il primo dei sindaci o l'ultimo degli attivisti. Capitan Pizza però non è d'accordo con quelle stesse regole che l'hanno portato a essere sindaco di Parma». Nelle stesse dichiarazioni, Pizzarotti concludeva così: «Uno sconosciuto perché dovrei votarlo? La conoscenza secondo me è importante. Mi piace parlare dopo aver visto per dare un giudizio». Di qui l'osservazione di Grillo: «E allora perché parli?».

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