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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2014 alle ore 12:43.
L'ultima modifica è del 10 aprile 2014 alle ore 07:36.

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Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità della norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. La Consulta, in particolare, ha bocciato gli articoli 4, comma 3, 9, commi 1 e 3 e 12, comma 1, della legge 40. Questi prevedevano il divieto assoluto di fecondazione attraverso donatori esterni e sanzioni per i medici che la avessero praticata. I giudici hanno accolto i ricorsi presentati dai tribunali di Milano, Firenze e Catania. Le motivazioni, come prevede il regolamento, saranno depositate entro un mese.

Cosa cambia con decisione Consulta
Con la decisione presa oggi dalla Consulta sulla legge 40 cade innanzitutto il divieto di fecondazione assistita eterologa, previsto dall'art. 4 comma 3 della legge, che riportava: «È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo». Cadono anche, di conseguenza, i due incisi che recitano entrambi «in violazione del divieto di cui all'art. 4, comma 3», cioè del divieto di eterologa, previsti nei commi 1 e 9 dell'art. 9, che resta ovviamente immutato per le altre parti e per i suoi contenuti, compreso il divieto di disconoscimento di paternità in caso di eterologa. Incostituzionale, infine, anche l'art. 12 comma 1 sulle sanzioni: «Chiunque a qualsiasi titolo utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente, in violazione di quanto previsto dall'articolo 4, comma 3, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300mila a 600mila euro».

Lorenzin: per eterologa non bastano decreti
Frena però il ministro Lorenzin. «L'introduzione della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento è un evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo mediante decreti», sostiene il ministro della Salute, commentando la sentenza. «Alla luce delle motivazioni della Consulta - annuncia - al più presto comunicheremo la road map per l'attuazione della sentenza». Per il ministro ci sono questioni da chiarire. «Ci sono alcuni aspetti estremamente delicati che non coinvolgono solamente la procedura medica - dice Lorenzin - ma anche problematiche più ampie, come ad esempio l'anonimato o meno di chi cede i propri gameti alla coppia e il diritto di chi nasce da queste procedure a conoscere le proprie origini e la rete parentale come fratelli e sorelle».

Antinori: sì eterologa un trionfo, noi siamo pronti
Esulta invece il ginecologo Severino Antinori, uno dei "padri" della fecondazione assistita in Italia. «È un trionfo, una vittoria della Costituzione contro una legge barbara che per dieci anni ha afflitto migliaia di coppie e anche di ricercatori come me, vessati e indagati, una vittoria del diritto alla procreazione» dichiara all'Agi dopo la sentenza della Consulta che sdogana definitivamente la fecondazione eterologa. «Noi a Milano siamo già pronti a praticarla - spiega Antinori - sarà una svolta rivoluzionaria per le coppie: fino a oggi se uno dei due partner era sterile erano costretti ai "viaggi della speranza" all'estero, oggi possono venire nei centri italiani, usufruire di tecniche all'avanguardia, che noi abbiamo messo a punto già anni fa ma che non ci hanno fatto utilizzare per colpa di una legge medievale e oscurantista».

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