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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2014 alle ore 12:58.
L'ultima modifica è del 10 aprile 2014 alle ore 17:27.

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Processo al via il 6 maggio
Il processo si aprirà il 6 maggio davanti alla Decima sezione penale del Tribunale di Milano. Con Formigoni saranno imputati, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio, anche il faccendiere Paolo Daccò (che sta già scontando dieci anni di reclusione per la bancarotta dell'Ospedale San Raffaele), l'ex assessore regionale Antonio Simone, l'ex direttore amministrativo della Fondazione Maugeri, Costantino Passerino, l'ex direttore generale della Sanità della Regione Lombardia, Carlo Lucchina, l'ex segretario della Regione, Nicola Maria Sanese, l'amico e convivente di Formigoni nella residenza milanese dei Memores Domini, Alberto Perego, e altre tre persone.

I finaziamenti alla Maugeri
Secondo le accuse della procura, Formigoni avrebbe garantito una «protezione globale per la Maugeri, a fronte di illecite remunerazioni» e si sarebbe prodigato «affinché fossero adottati da parte della Giunta» della Regione Lombardia provvedimenti ad hoc violando i doveri di «esclusivo perseguimento dell'interesse pubblico». Formigoni ha sempre negato di aver favorito i rimborsi alla Fondazione Maugeri e di aver intascato soldi o «altre utilità» in cambio del trattamento di favore. Ma secondo i magistrati di Milano non è così. L'ex governatore della Lombardia avrebbe garantito alla Fondazione di Pavia finanziamenti per circa 200 milioni di euro. In cambio dei quali Formigoni avrebbe ottenuto «utilità economiche» per circa otto milioni di euro: vacanze ai Caraibi pagate, affitto di una villa ad Antigua, viaggi aerei per oltre 18mila euro, uso esclusivo di uno yacht dal giugno 2007 a ottobre 2011, un mega sconto di circa quattro milioni di euro per l'acquisto di una villa ad Arzachena, in Sardegna.

I sequestri
Già nei mesi scorsi erano stati eseguiti sequestri (per il reato di associazione per delinquere) per un valore di circa 53 milioni di euro a carico del faccendiere Daccò, dell'ex assessore lombardo Antonio Simone e dell'ex direttore amministrativo della struttura sanitaria, Costantino Passerino. Oggi, invece, sono arrivati i sequestri da 49 milioni che corrispondono all'ammontare della presunta corruzione che il giudice addebita all'ex Governatore e a Perego, ma in parte anche a Daccò, Simone e Passerino. Di questi 49 milioni di euro, in particolare, 39 milioni sarebbero la presunta corruzione legata alla vicenda Maugeri e 7,6 milioni sarebbero, invece, le presunte mazzette per il caso San Raffaele. Nella presunta corruzione da 49 milioni di euro, da quanto è emerso, il gip individua sia quegli 8 milioni di euro circa che l'allora Governatore avrebbe ricevuto sotto forma di benefit di lusso, come yacht e vacanze, che parte dei soldi distratti dalle casse della Maugeri e finiti agli intermediari, che quelli utilizzati per mantenere la rete di società all'estero servite per creare "fondi neri".

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