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Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2014 alle ore 07:45.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:08.

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Per vincere la sfida di Expo 2015 serve un'inversione di tendenza. Una programmazione nazionale unitaria e una governance più forte in grado di attrarre un pubblico giovane e preparato. L'invito arriva da Paolo Verri, direttore palinsesto eventi e contenuti espositivi Padiglione Italia Expo 2015, che ha aperto ieri il 4° summit "Arte e Cultura" del Sole 24 Ore.

Gli oltre duemila eventi che andranno a riempire quella che sarà la vetrina dell'Italia ad Expo sono stati quasi tutti individuati. La programmazione si chiuderà entro il 31 luglio e sarà online a partire dal 1° novembre. «I territori hanno lavorato benissimo - ha detto Verri - ma hanno lavorato da soli producendo politiche che andavano bene negli anni 60-70 e che oggi devono necessariamente essere riviste. Non possiamo più pensare di investire su una programmazione esclusivamente regionale e localistica».
Attorno ad Expo si gioca la partita dell'internazionalizzazione del patrimonio culturale italiano: turismo, identità locale e arte sono le leve da muovere per la valorizzazione del brand Made in Italy. «L'esperienza di Expo ha costretto le Regioni a confrontarsi su una programmazione nazionale», ha detto Pietro Marcolini, assessore ai Beni e attività culturali della Regione Marche che in dieci anni ha investito 580 milioni di euro per il recupero dei beni culturali. «Oggi abbiamo 70 teatri, 500 tra borghi e manufatti storici recuperati molti dei quali sono preclusi al pubblico per gli eccessivi costi di gestione. Il miliardo e mezzo di Fondi comunitari che abbiamo a disposizione con la nuova programmazione, se gestiti in modo intelligente potrebbero essere la scintilla per rendere fruibile tutto il patrimonio».

Stringendo la lente dal regionale al comunale, lo scenario non cambia. Per Angela Vettese, assessore Attività culturali e sviluppo del turismo del Comune di Venezia, «serve abolire il titolo V della Costituzione che dà pieno potere alle Regioni e rendere unitario e nazionale il governo del brand Italia». Più qualità e meno quantità sono le due caratteristiche indispensabili che l'assessore individua per "ossigenare" Venezia. Formazione è la parola chiave per il direttore della Galleria degli Uffizi, Paolo Verri: «Più che l'informazione è necessaria la formazione. Non possiamo pensare di dare un futuro alla cultura togliendo l'insegnamento della storia dell'arte dalle scuole e tagliando i fondi per l'istruzione». Al pubblico del 4° summit Arte e Cultura ha proposto la gestione Uffizi come modello di razionalizzazione delle risorse: attraverso una serie di mostre che riportano a casa temporaneamente le opere dei depositi, il museo riesce a coprire una serie di interventi e restauri altrimenti non realizzabili.

Ma non ci sono solo gli Uffizi, ci sono altre realtà private, più o meno grandi, che credono che la cultura sia un asset strategico per lo sviluppo del Paese e che su questa convinzione creano business: Andrea Cinosi, managing director ThazItalia, ha messo a punto un sistema di pacchetti turistici dedicati ai piccoli comuni, Irene Crocco, direttore della Fondazione La Raia-Arte cultura territorio, ha trasformato una cantina vinicola in casa d'artista, Alvise di Canossa, presidente di Art Defender, ha messo a punto una tecnologia conservativa per salvare 46mila fotogrammi della Fondazione Alinari e Tiziana Frescobaldi, direttore artistico Artisti Marchesi de' Frescobaldi, ha istituito un premio per giovani artisti contemporanei. Testimonianze dirette di che cosa ci sia sul campo e di quali idee possano concorrere al palinsesto Expo che molto influirà sul "valore" Italia. Recentemente il Country Brand Index 2012-2013, che misura la popolarità dei "marchi" di 118 Paesi, mostra un'Italia ai primissimi posti nell'immaginario di 3mila opinion leader di tutto il mondo per ricchezza culturale, gastronomia e moda.

Eppure questo sentiment stride con i numeri diffusi dal Touring Club secondo cui, nel 1950 un turista si cinque veniva in Italia, oggi solo uno su ventitré lo fa. Per riconquistare posizioni e diventare nuovamente attrattivi, servono sinergie e coordinamento: «Anche il sistema legislativo - ha ribadito Stefano Lombardi, docente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore - deve favorire il superamento dell'eccessiva frammentazione nazionale».
Il 4° summit Arte e Cultura del Sole 24 Ore si è concluso con la tavola rotonda sul diritto di seguito, il diritto dell'autore di opere a percepire una percentuale sul prezzo di vendita degli originali in occasione delle vendite successive alla prima. Un tema che riguarda da vicino i giovani artisti e la loro scelta di rimanere o meno in Italia.

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