«Non è che vado all'estero: scappo dall'Italia». Ecco perché 4 laureati su 10 non ne vogliono sapere di lavorare qui
Prima la fuga, poi il lavoro. Secondo l'Osservatorio Istud 2013-2014, il 41% dei giovani sceglie l'estero come prima opzione. Anche senza un progetto in cantiere
di Alberto Magnani
3. Perché i giovani non vogliono lavorare in Italia / L'estero è la prima scelta
Ma i soggiorni a Londra, Berlino, Shangai sono un'occasione o una fuga? Nel caso degli italiani, una fuga. «Potendo scegliere», ben il 41,6% degli intervistati volerebbe all'estero come prima opzione sul suo domani. È vero: tra i Brics si parla comunque di un caso su 5 (il 23,3%), se ci si sposta sui cugini di Europa o negli Stati Uniti la percentuale è di poco inferiore: il 38,8%. A far la differenza non è il dove, ma il perché: se i giovani international partono nel segno di una «futuro migliore», gli italiani si limitano alla fuga da un «presente peggiore" o comunque sprovvisto del suo minimo sindacale. Lo dimostra un dato: il 21,4% dei connazionali affida alle sue esperienze fuori dall'Italia qualsiasi spiraglio per "opportunità che non sono offerte nel mio paese", contro percentuali ferme all'11,2% nel caso dei Gwic e addirittura al 6,7% nel caso dei Bric. «Il sogno dell'estero c'è sempre stato – spiega ancora Nastri -. Il punto è che si sta affermando sempre di più come prima scelta. E quando chiediamo quali sono le aspettative, la prima risposta che ci viene fornita è: trovare qui le opportunità che non trovo in Italia». Le formazioni post laurea interessa a pochi: la ricerca evidenzia come poco più dell'11% degli italiani intervistati si apra alle ipotesi di un master, contro il 40,5% dei giovani nati e cresciuti nei Bric e il 21,6% dei coetanei di Europa e Usa.
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