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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2014 alle ore 12:05.

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«Una grande occasione di modernizzazione del Paese». Il Piano nazionale di riforma definisce così l'Agenda digitale, salvo limitarsi poi a fornire indicazioni abbastanza generiche sui prossimi provvedimenti necessari a renderla operativa.

Il possibile "ticket" Ragosa-Coppola
Tuttavia dopo un periodo di disattenzione, con il focus tutto rivolto ad altri temi, dal Jobs act al taglio del cuneo fiscale, il governo potrebbe finalmente togliere dai cassetti il "dossier digitale". A Palazzo Chigi si sta studiando una nuova governance, nella consapevolezza che il complicatissimo meccanismo definito dal governo Letta con il decreto del Fare non ha brillato finora per fluidità e semplicità. L'idea è ridurre i centri decisionali, affidando il ruolo previsto dalla Ue di "Digital champion" probabilmente ad Agostino Ragosa, direttore dell'Agenzia per l'Italia digitale, e incaricando un nuovo consulente che riporti direttamente a Matteo Renzi (si fa il nome di Paolo Coppola, deputato del Pd, esperto di tematiche digitali).
L'obiettivo dovrà essere una maggiore rapidità d'azione, per rimediare allo stato drammatico in cui versa l'attuazione dell'Agenda digitale: secondo l'ultimo resoconto della Camera, aggiornato a fine febbraio, dei 55 adempimenti attuativi ne sono stati adottati solo 17 e, per gli atti non ancora emanati, in 21 casi risulta già scaduto il termine per provvedere.

Da correggere il coordinamento a "matrioska"
L'attuale governance, secondo quanto trapela da Palazzo Chigi, di certo non ha aiutato. Riepilogando: l'articolo 13 del decreto del Fare, approvato nel giugno 2013, aveva previsto, in aggiunta alla già esistente Agenzia, l'istituzione di una «cabina di regia per l'attuazione dell'Agenda digitale italiana», presieduta dal presidente del consiglio o da un suo delegato e composta da sette ministri, un presidente di regione e un sindaco designati dalla Conferenza Unificata. Nell'ambito della cabina di regia, è stato poi previsto un «Tavolo permanente per l'innovazione e l'agenda digitale italiana», un organismo consultivo a sua volta «presieduto dal Commissario del Governo per l'attuazione dell'agenda digitale posto a capo di una struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri».
Un'autentica matrioska, che tra l'altro faceva perno sul ruolo del Commissario, rimasto ora vacante dopo la conclusione del mandato di Francesco Caio, indicato nel frattempo come amministratore delegato di Poste italiane. Come se non bastasse, secondo quanto previsto dal decreto, la cabina di regia avrebbe dovuto presentare entro lo scorso 22 settembre «un quadro complessivo delle norme vigenti, dei programmi avviati e del loro stato di avanzamento e delle risorse disponibili che costituiscono nel loro insieme l'agenda digitale». Un documento mai giunto al traguardo.

Il piano di semplificazioni
Non tutto, ovviamente, si può ricondurre alla governance. Per accelerare l'Agenda digitale occorrerà sia emanare i provvedimenti attuativi bloccati sia adottare nuove iniziative. Su quest'ultimo punto le novità potrebbero arrivare con il prossimo piano di riforma della Pubblica amministrazione, che nel suo "cronoprogramma" il premier ha collocato proprio nel mese di aprile. I vari ministeri competenti sono stati allertati già da alcune settimane per mettere a punto, ciascuno nelle proprie materie, iniziative di digitalizzazione di processi e oneri amministrativi.
È già prevista invece, addirittura dalla Finanziaria 2008, ed entrerà finalmente in vigore il 6 giugno per ministeri, agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza, la fatturazione elettronica.

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