Dimmi che lingua parli e ti dirò quanto risparmi... Con un sorprendente primato dell'italiano
Il tema era stato affrontato in vario modo da molto studiosi. Ma ora sta facendo discutere lo studio di Keith Chen sulle connessioni tra le strutture linguistiche delle lingue di alcuni e la loro attitudine a risparmiare. Un'indagine che divide economisti e linguisti
di Valentina Brini
2. Risparmio e lingua / La base scientifica
L'economista cinese - sulle orme di linguisti del calibro di Ferdinand de Saussure e Ludwig Wittgenstein, che già negli anni '30 pensavano al linguaggio come determinante del modo di osservare il mondo e di agire - ha correlato la struttura di alcune lingue con la capacità di risparmio delle popolazioni, analizzando dati come la crescita del Pil, i tassi di risparmio nazionali e la demografia del Paese. Il risultato si è rivelato significativo: i popoli che parlano lingue con tempi futuri deboli (come tedesco, norvegese e finlandese) assumono comportamenti più riflessivi e attenti al futuro e, nel dettaglio, hanno il 30% di probabilità in più di risparmiare denaro e il 24% di possibilità in più di evitare di fumare, fanno più movimento nel 29% dei casi e hanno il 13% di probabilità in meno di essere obesi di coloro che usano una lingua che declina il futuro, come l'inglese. Evidenze empiriche che provano a diventare tesi. Nonostante lo scetticismo di molti economisti e linguisti, la sfida proposta da Chen sta nel costruire, a partire dalle diversità degli individui, percorsi comuni guidati per orientare le scelte sul lungo periodo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA