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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2014 alle ore 07:54.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:16.

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A fronte di un'onda montante su Twitter, con le risposte live del presidente del Consiglio Matteo Renzi in maniche di camicia e un finale «ciao a tutti, ci vediamo alla prossima», la relazione tecnica che accompagna un decreto legge (il dl spending review) fa la parte dello scoglio impossibilitato ad arginare il mare. Come da celebre canzone di Lucio Battisti, quella delle "discese ardite" e delle "risalite".

Eppure anche questo testo arido, nel giorno in cui il capo del governo s'impegna ad abbassare le tasse per le partite Iva, gli incapienti e i pensionati, mantiene una sua utilità, a ben vedere niente affatto marginale. Serve a riportare tutti coi piedi per terra e, segnalando paradossi e dettagli significativi, disegna l'impegnativo futuro dei prossimi mesi che sfocerà, a metà ottobre, nella presentazione della legge di stabilità. Quella obbligata a sigillare il raccordo tra la manovra di "breve periodo" per il 2014, come l'ha definita il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan (centrata in particolare - in vista delle elezioni europee- sul decreto che stanzia a partire da maggio il bonus da 80 euro ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 24/26 mila euro), e la manovra "strutturale" con coperture finanziarie (sperabilmente) solide, stabili nel tempo e ottenute per la gran parte con tagli e revisioni della spesa pubblica.
Ieri Renzi ha fatto bene a specificare che quella disposta dal decreto «non è una detrazione ma un bonus di 80 euro». A regime sarà «un intervento sui contributi sociali». Ma la relazione tecnica ci dice qualcosa di più, e cioè che la classificazione dell'operazione è imputata nella voce "minori entrate tributarie". Scende insomma la pressione fiscale? Non proprio, per il 2014. Si avverte che «trattandosi di una fattispecie particolare» (col bonus non siamo nel campo della curva delle detrazioni Irpef da lavoro dipendente) la classificazione definitiva verrà poi stabilita dall'Istat. E non si esclude che «una parte degli sgravi possa essere contabilizzata dal lato della spesa (trasferimenti alle famiglie) alla stregua di altri crediti d'imposta».

Risultato paradossale, e che comunque esclude una diminuzione della pressione fiscale così come sarebbe arrivata con una manovra classica sulle detrazioni Irpef. Non mancano, poi, altri particolari. Tipo il dato, relativo all'aumento della tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 26%, che cifra in 755 milioni per il 2015 l'impatto delle ritenute sugli interessi su conti correnti, depositi, libretti postali e certificati di deposito. O la conferma che per il 2014 lo sgravio Irap per le imprese ammonta a soli 700 milioni e che verranno nei fatti sbloccati - a motivo dei vincoli fissati dal patto di stabilità interno - pagamenti della Pa per 5 miliardi (si era partiti indicando 13 miliardi poi se ne sono stanziati sulla carta 8,77). Infine, non sono stimati né i risparmi né le platee interessate su capitoli ad altissima sensibilità mediatica come le mitiche auto blu e il tetto a 240mila euro degli stipendi dei manager e dei civil servant pubblici. Segno che l'impatto previsto è meno che modesto.
L'iniezione di realismo si completa con la constatazione che i tagli di spesa, per il 2014, sono meno di 3 miliardi, pari al 44% della copertura dei 6,65 miliardi messi in pista per dare una scossa al Pil. Vuol dire che la partita vera, per il governo Renzi, deve ancora cominciare, tanto più ora che è stato già stato preso l'impegno di abbassare le tasse per i pensionati, gli incapienti e le partite Iva. Con la prossima legge di stabilità due conteggi verranno subito a galla: quello sui risultati in termini di ripresa della manovra sugli 80 euro per il 2014 e quello dei numeri che servono per il 2015. Si parte, solo per rendere "strutturale" ciò che si è fatto quest'anno, da non meno di 10 miliardi. E sullo sfondo, come monito preventivo, dovrebbe così suonare il caso Imu, che ci siamo trascinati dietro per mesi alla ricerca delle coperture. Bisognerà decidere di tagliare, e tanto. Questa sì operazione molto ardita.

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