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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2014 alle ore 18:32.
L'ultima modifica è del 25 aprile 2014 alle ore 20:44.

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È attesa entro domenica una lettera di risposta di Etihad ad Alitalia. È quanto riferiscono fonti finanziarie, precisando che una volta ricevuta la missiva dalla compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti sarà convocato immediatamente un Cda del gruppo di Via della Magliana. Non si esclude pertanto un board lunedì o martedì.

I nodi della trattativa
A favorire questa ripresa del dialogo sarebbe stata la riapertura, dopo due mesi, della trattativa con i sindacati sui tagli al costo del lavoro, che è una delle principali condizioni poste da Abu Dhabi (insieme alla rinegoziazione del debito per 400 milioni e alla manleva sui contenziosi pregressi con Toto e WindJet, che ammontano a poco più di 200 milioni) per entrare nel capitale di Alitalia.

Sindacati convocati il 29 maggio
La riapertura del dialogo con i sindacati, forse favorita dall'incontro avuto subito dopo il cda dall'a.d. Gabriele Del Torchio con i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, arriva a due mesi dall'ultimo incontro. Le sigle dei trasporti hanno ricevuto la convocazione per martedì 29 aprile alle 9 presso la sede di Assaereo. Oggetto dell'incontro, la situazione aziendale e la prosecuzione del confronto: dialogo interrotto il 24 febbraio scorso, data a cui risale l'ultima riunione tra le parti con all'ordine del giorno Piano industriale, riduzione del costo del lavoro e deroghe retributive al contratto Cai. Ma sarà soprattutto di tagli al costo del lavoro che si parlerà al tavolo di martedì, essendo quello uno dei nodi della partita con Etihad.

Lo spettro degli esuberi
Tema su cui aleggia lo spettro degli esuberi che, secondo le richieste della compagnia araba, potrebbero arrivare fino a 3.000 unità. Ma sia i sindacati che il ministro dei trasporti Maurizio Lupi smentiscono questi numeri. Per quanto riguarda i risparmi sul costo del lavoro, all'appello mancano ancora 48 milioni dei 128 indicati nel Piano industriale di Del Torchio. Due mesi fa i sindacati avevano deciso di interrompere la trattativa perché non disposti ad ulteriori sacrifici (dopo i 1.900 esuberi dell'accordo di metà febbraio, valsi risparmi per 80 milioni) se non in presenza di garanzie sull'effettivo investimento di Etihad. Ora quelle garanzie non ci sono ancora, ma i sindacati hanno deciso di fare la propria parte, dando un segnale alla compagnia degli Emirati, che vuole vedere fatti concreti sulle proprie richieste, prima di avanzare un'offerta.

Il ruolo delle banche
Un passo avanti è atteso ora anche dalle banche. Il problema del debito, a sentire fonti del Governo, è infatti il vero nodo da sciogliere: Etihad ne vorrebbe la rinegoziazione per 400 milioni convertendolo in azioni, ma gli istituti di credito frenano, in primis ci sarebbe Intesa San Paolo, che sta cercando di dismettere tutte le proprie partecipazioni. Le altre condizioni, infine, chiamano in causa il Governo, da cui arrivano rassicurazioni: sull'Alta velocità con Fiumicino si sta lavorando già da prima della richiesta di Etihad e la liberalizzazione degli slot di Linate era già stata richiesta in vista dell'Expo

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