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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2014 alle ore 08:00.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:18.

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L'ordine era di crescere, l'imperativo di diversificare. Londra sta centrando entrambi gli obbiettivi con un tasso di sviluppo che think tank e istituzioni pubbliche - ultima la Bank of England - correggono ciclicamente al rialzo, tracciando scenari da primato per il mondo occidentale.
Se questo era l'ovvio mandato perseguito da un Governo a caccia del consenso perduto negli anni della crisi e dell'austerità, meno evidente appariva il raggiungimento di quel target specifico che soprattutto il ministro del business Vince Cable si era dato: riequilibrare un'economia sbilanciata sia per i valori dei settori industriali, sia per distribuzione geografica. Nel primo caso, ovvero sull'esigenza di riequilibrare manifattura e servizi ci sono segni di positivi. L'umore dell'industria è ai massimi sulla scia di ordinativi e produzione. Si consolidano i settori che il governo considera di punta a cominciare dall'auto. Il dominio dei servizi resta schiacciante, ma la manifattura gioca un ruolo crescente nel rilancio del Paese. Nel secondo caso - distribuzione geografica del "benessere" - il lavoro che aspetta il governo di coalizione Tory-LibDem è ancora molto lungo.

Il sud-est del Regno corre una gara per conto proprio, Londra è a tutti gli effetti un'isola galleggiante nel mondo, non solo nelle isole britanniche. Il gap con il resto del Paese a cominciare dal depresso settentrione resta enorme. È una partita che il governo di David Cameron deve aver la forza di giocare. (Leonardo Maisano)

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